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mercoledì 31 ottobre 2012

Pugliese (CONAD) drastico in TV

In occasione di una trasmissione televisiva di lunedì 30 ottobre 2012 Francesco Pugliese, direttore generale CONAD, ha detto alcune cose della massima importanza ma anche della massima gravità. Qui un breve riassunto delle principali:

- per la prima volta la Grandi Distribuzione Organizzata sta perdendo punti su tutti i parametri di misurazione generalmente impiegati.


Francesco Pugliese direttore generale CONAD
- la situazione economica del paese è gravissima e solo il ritorno della crescita potrà cambiare questo stato di cose: per crescere c'è bisogno di giovani, per avere più giovani c'è bisogno di famiglie giovani, ma per avere tutto questo ci vuole il lavoro che sostiene queste familie giovani.

- con i giovani c'è crescita perchè sono loro a consumare: A un anziano bastano anche solo 900 euro al mese, un giovane, per sua natura e stile di vita, ne consuma 1.800.

- C'è bisogno di cambiamenti radicali dei costi della politica. Se un'impresa privata avesse tanti dirigenti a stipendi tanto alti dovrebbe portare immediataente i libri in tribunale...

martedì 30 ottobre 2012

ANCORA STAGIONE DI FUNGHI PORCINI

In occasione di una recente settimana di relax in Toscana ho potuto constatare di persona la ricchezza dell'offerta di funghi porcini in questo periodo di fine autunno. Non ho battuto i boschi ma non c'era fruttivendolo che non avesse in bella mostra un buon numero, anzi, un buon quantitativo in kili o in cassette, di questa delizia.

Il Signore che vedete nella foto è Carlo Montano nel suo negozio spazioso ben rifornito. Aveva in mostra due padelle di porcini molto belli ma quando gli ho chiesto di poter fare una foto è andato nel retrobottega per tornare con un platò ancora più bello che qui si vede esposto con orgoglio.



Purtroppo non ne potevo comperare perchè il mio ritorno a casa era previsto solo dopo alcuni giorni. Ho pensato di chiamarlo al telefono per sentire se è attrezzato per inviarne anche per corriere espresso. Non sarebbe un'idea?

domenica 14 ottobre 2012

Anche l''industria manifatturiera in balia dello sgangherato sistema paese Italia

Quando nei primi decenni del dopoguerra in Italia l’economia era viva i sindacati erano forti ed avevano vita facile. Con argomenti più o meno razionali riuscivano a frustare sia gli imprenditori che i politici. La conseguenza era una continua, delle volte anche sproporzionata, crescita dei salari e dei diritti connessi. I giorni di ferie e di permessi aumentavano, le pensioni lievitavano, alla tredicesima veniva aggiunta la quattordicesima mensilità ed i medici concedevano giorni di malattia a gogo.
Con l’aumentare degli oneri aumentava anche il costo orario di ogni lavoratore e pertanto anche di ogni unità di prodotto . Questo stato di cose spronava gli industriali a migliorare continuamente la produttività ed il metodo più logico era quello della meccanizzazione.

Ho potuto seguire questo processo nel mio settore dove negli anni ’50 il 90 percento delle lavorazioni venivano eseguite a mano mentre già negli anni ’60 ed ancora di più negli anni ’70 e ’80 l’introduzione di nuovi macchinari era all’ordine del giorno. Altri paesi non avevano ne un partito comunista ne un sindacato rosso altrettanto forti e non avevano questa spinta, questo sperone continuo nei fianchi.
Fatto sta che presto le industrie specializzate nelle macchine del settore iniziarono a vendere anche all’estero e spesso anche nei mercati d’oltremare. Nacque la grande tradizione dell’industria meccanica italiana e della presenza costante e qualificata dell'automazione italiana, prima solo meccanica e poi meccatronica, in tutto il mondo.
In Europa nel campo del manufatturiero solo la Germania riesce a stare davanti all'Italia ma non di molte lunghezze. Il nostro sviluppo presente e futuro del settore, se ben partendo da posizioni avvantaggiate, subisce però fortemente l’arretratezza del sistema Italia e da ultimo ha iniziato a rallentare. Se si è campioni di burocrazia, di sperperi e corruzione, di limiti alla concorrenza, di servizi bancari e finanziari inefficienti si capisce che non si può mantenere posizioni di testa. Handicap di questo peso ci relegano automaticamente nelle ultime posizioni.
L’unica mia speranza al momento è che  l’improvvisa diffidenza della finanza internazionale verso l’enorme debito italiano generi l’effetto delle frustate dei sindacati nel passato. Solo se gli italiani  guardano in faccia la realtà e trovano le soluzioni giuste per rimettere in carreggiata questo treno deragliato ci sarà l’agognata crescita. Ma è necessario accettare i cambiamenti dopo anni di lassismo inventando inoltre nuove vie per tornare a domare il proprio destino piuttosto che lasciarsi sfruttare da competitor che non aspettano altro che veder andare alla deriva un temibile concorrente.


 
 

 

venerdì 12 ottobre 2012

Premio Nobel a una grande EUROPA

Gioisco come pochi del Premio Nobel per la pace conferito oggi all'Unione Europea perché penso che l'aver man man abbattuto quasi tutti gli ostacoli per una libera circolazioni di persone, merci e capitali ed aver così allontanato, spero per sempre, i pericoli di conflitti politici sanguinosi, l’EUROPA è la più grande conquista delle nostre generazioni.

E’ quanto ho spiegato nel mio contributo già a giugno di quest’anno. Un passaggio fondamentale scritto nel mio post su questo Blog, composto in tempi non sospetti ,è il seguente (il testo integrale è al link http://quifrutta.blogspot.it/search?q=generazione:

“….Ma io che da bambino ho vissuto gli anni della guerra e che da ragazzo ho visto le macerie dalle quali ci si doveva rialzare, voglio gridare a gran voce in tutte le direzioni: " ragazzi, abbiamo perso tante ricchezze, tante certezze ma abbiamo ancora la cosa più grande che il nostro mondo, il mondo più civile mai esistito, ha realizzato: l’Europa senza confini, senza diatribe, senza fame, senza macerie, senza morti! L'Unione Europea. Un mondo non perfetto ma certamente interessante, umano ed in evoluzione. Cerco aiuto per fare arrivare questo messaggio, questo unico e alto messaggio a tutti coloro che oggi dubitano dell’Euro, dell’ Unione Europea e del futuro in genere: è un’Unione Europea ancora da completare ma che ci farà trovare la giusta strada, ci farà tornare a forme di convivenza sostenibili e realizzabili. Non dobbiamo mai dimenticare che il bene più grande è la pace e l’Europa Unita è il più importante baluardo a difesa della pace Europea e Mondiale."

Il sito ufficiale dell'Unione Europea esprime il suo sentire come segue:

Il premio Nobel per la pace 2012 va all'Unione europea




12/10/2012 - Questo è il massimo riconoscimento delle profonde motivazioni politiche che stanno alla base della nostra Unione: lo sforzo unico di un crescente numero di paesi europei di superare guerre e divisioni per disegnare insieme un continente di pace e prosperità.

giovedì 11 ottobre 2012

Perchè forzare l'anticipo delle stagioni ortofrutticole

Per chi opera nella distribuzione di prodotti ortofrutticoli uno degli aspetti più delicati è sempre l'inizio e la fine di una stagione. Se è vero che ormai non si può più parlare di "primizie" perché i consumatori vedono in offerta ogni specie praticamente tutto l'anno, è però vero che ogni singola specie ed ogni zona di produzione ha ancora le sue stagioni.


Porto qui nelle mie foto due esempi di forzatura di stagione che danneggiano il buon nome del prodotto e della marca. Nel primo esempio si vede una clementina trovata sul mercato all’ingrosso di Verona, sicuramente meta pontina, i primi giorni di Ottobre (il no. 9 della rivista FRUTTICOLTURA ne è buon testimone e Vi posso assicurare che mangiarla non è stato un piacere. L’aspetto esterno è invitante ed anche gli zuccheri erano discreti, tutto il resto, soprattutto il tessuto molto fibroso, allontanavano il desiderio di comprarne presto di nuovo.




Il secondo esempio negativo, questa volta di forzatura opposta, quella di ritardare l’immissioni nei canali distributivi è quello di mele Golden della Val Venosta. La confezione che è rappresentata nella foto è stato acquistata per curiosità in un CONAD emiliano alla fine di settembre, ma già l’aspetto non era molto invitante e poi, osservando il dettaglio, si vede il perchè: è un lotto datato 4 Settembre quando ancora l’inizio del raccolto di mele Golden in Val Venosta era ben lontano. Le quattro mele erano state raccolte pertanto 11 mesi prima, avevano 11 mesi di frigo sulle spalle. La mancanza di lucentezza e di croccantezza era una naturale conseguenza .




Queste sono le cose che fanno dire a molti consumatori che ormai la frutta non è più buona come una volta. Molti si astengono dal comprarne perché non credono più di poterne ricavare un piacere. Gli unici che possono guidare in modo positivo questo trend sono i dettaglianti che dovrebbero più spesso assaggiare quando mettono in vendita. Mi ricordo i compratori della TESCO inglese che fra di loro guardandosi negli occhi usavano un acronimo perfetto: WYBIT, would you buy it. In italiano: tu lo compreresti?

Nei due casi qui sopra descritti la risposta sarebbe stata sicuramente NNNOOOO!!!!

L'esempio più recente è questa nettarine comprata intorno al 10 di ottobre presso un fruttivendolo professionale. Nessuno riesce a dire basta e piuttosto che togliere questa specie momentaneamente dal listino si preferisce lasciare la responsabilità al singolo compratore che può giudicare solo l'aspetto esterno che in questo caso è stato buono.


Nettarine bella esternamente

Stessa nettarina al taglio, immangiabile

mercoledì 10 ottobre 2012

Promozione frutta anche in autostrada


Il nuovo autogrill di Bologna di nome CHEF EXPRESS, con l'aiuto di molta frutta, offre questo simpatico spuntino chiamato FRUIT MENU. Al modico  prezzo di € 7.90 sostituisce un pranzo per un viaggiatore attento alla sua condizione ed alla sua salute. Come si diceva una volta: due piccioni con una fava!! E' piacevole vedere questa lenta ma costante rivalutazione della frutta fresca.

Qui la testimonianza fotografica realizzata pochi giorni fa con Smartphone, purtroppo non iPhone di Apple.


CONOSCERE IL CONSUMATORE di ortofrutta


Il rispetto per l'ambiente e prezzi equi sono per il consumatore italiano i fattori principali che influenzano le sue decisioni quando si trova davanti al bancone o agli scaffali di prodotti ortofrutticoli.

Qui di seguito il relativo grafico estrapolato dalla bella e compmleta ricerca presentata da Salvo Garipoli di SG MARKETING al recente convegno di FRESHPLAZA al MACFRUT di Cesena .


Il tema dell'evento era "La Riconquista dei consumatori italiani di prodotti ortofrutticoli" . Come motivare le nostre famiglie a concentrarsi di più su frutta e verdura è ben evidenziato in queste colonne nelle quali il blù sta per una risposta "molto" positiva e il rosso per una risposta "abbstanza" positiva



Per ragioni tecniche non è possibile mostrare la tabella intera che è pubblicata sul sito di MACFRUT Cesena.

venerdì 5 ottobre 2012

MARKETING ORTOFRUTTICOLO (3) Proposte


Nei due post precedenti ho descritto la situazione intorno all'anno 2000 e poi l'evoluzione fino ai giorni nostri. Qui presento certe riflessioni finali per arrivare anche a proposte concrete. Ricordo che l'articolo integrale è pubblicato sul No. 9 della rivista FRUTTICOLTURA dedicato alla 29ma edizione della fiera MACFRUT di Cesena.

Riflessioni finali, cont.

In Italia sono presenti forze dormienti che possono essere inserite in aggiunta a quanto di buono già esiste. Sono attori sufficientemente professionali e fortemente motivati che potrebbero operare, facendo leva sulla buona immagine mondiale dei prodotti alimentari italiani, una nuova crescita. A queste forze si deve garantire pari condizioni con gli uffici commerciali delle cooperative e/o OP. Già nel 2010 il prodotto di punta, il kiwi italiano, ha raggiunto 68 paesi in tutto il mondo. Utilizzando questa punta di diamante si può ipotizzare buoni successi anche con altre specie a patto di realizzare una forte convergenza di tutti sul comune target. Tutti devono poter contare sul totale appoggio di enti ed istituzioni nelle fasi operative e della comunicazione pubblicitaria.

Proposte

Fin qui è stato un tentativo di riassumere il divenire degli eventi. Ora è il caso di pensare a possibili rimedi:

Tutti i più importanti leader della filiera ortofrutticola attualmente influenti sanno che l’Italia da anni perde quote di mercato e sono concordi nel ritenere l’aumento delle esportazioni necessario per riequilibrare domande ed offerta. Se questo non lo si mette in dubbio non si deve mettere in dubbio neanche che si è in presenza di commercio. Commercio internazionale ma commercio.



Per troppi anni si è investito unicamente nella produzione e nel rendere più efficiente l’aggregazione della produzione a discapito della distribuzione. E’ così andata perso l’ orientamento al mercato, le capacità di sviluppare commerci è andata scemando. Se è vero che nella vecchia Europa la distribuzione è diventata spesso servizio così non è per tutto il vasto mondo che potrebbe assorbire le nostre eccedenze. Pensiamo ai paesi dell’Est, ai paesi del Nord Africa, a quelli del Medio e Estremo Oriente ed ai paesi del Sud America. Essi potrebbero assorbire grandi quantitativi di frutta ed agrumi ma i più vicini in parte anche ortaggi.

Ma abbiamo anche perso la misura con la quale pesare il valore del fattore commercializzazione perché di fronte a un mercato così vasto la squadra di commerciali che girano l’Europa (per non parlare del mondo intero) è ridicola. Se il kiwi ha raggiunto ormai 68 paesi si capisce che i fronti sono tanti ed ancora di più sono le nicchie.

L’aver ufficialmente promosso, preferito e rafforzato unicamente la produzione aggregata, includendovi i rispettivi uffici vendita, ha scoraggiato l’operatore privato che con istinto, passione ed accettazione di rischi commerciali poteva aprire nuovi mercati per se ma anche per i produttori. Di questi operatori ce ne sono ancora oggi a migliaia se contiamo quelli associati in Fruitimprese, quelli che non si associano mai a nessuno, quelli che operano sui mercati all’ingrosso o nelle loro vicinanze e quelli che hanno solo uffici import-export. Come esempio potrà servire l’organizzazione commerciale degli specialisti olandesi che con grande professionalità sono presenti con tutte le merci del mondo su tutti i mercati incluso quello italiano.

Non si tratta di indebolire l’esistente che va bene per l’ordinaria amministrazione, quella della Grande Distribuzione, qui si parla di far partecipare di nuovo tutti i giocatori che il paese finora ha lasciato in panchina. Saranno essi stessi a trovare nuove strade aumentando i consumi di prodotti italiani. Saranno loro a soddisfare prevalentemente quel 50 % che ancora oggi rappresenta “Nomal Trade e Horeca” a livello globale, in contrapposizione a quello dei grandi retailers. Se il privato può prevedere utili si muoverà anche nell’interesse della produzione per la quale dovrebbe diventare il braccio commerciale per tutte le evenienze. Non credo siano necessarie aggregazioni fra questi soggetti, a loro basterebbe una cornice operativa ben delineata e sostenuto sia dal pubblico che dalle grandi organizzazioni professionali agricole. Sapere e sentire di avere il sostegno e la collaborazione della produzione e l’attenzione dello stato potrebbe anche bastare. Si tratterebbe in pratica di un inversione di tendenza che finora ha visto contrapposti i due mondi, quello della produzione e quello della commercializzazione. La produzione potrebbe capire meglio il funzionamento delle pratiche commerciali e considerare la commercializzazione per quel che è: un servizio per portare ai consumatori sempre più ortofrutta.


Le condizioni inderogabili per un inserimento dei professionisti ed una loro piena collaborazione sono:

Nei confronti della produzione:

- Accesso libero e senza limiti a materie prime

- Accesso a partite e forniture di prodotto già confezionato a prezzo scontato del 5 %.

- Più coinvolgimento di operatori attraverso accordi di collaborazione e di esclusive fra cooperative di produttori ed operatori commerciali.

- Ricerche di mercato per adeguare il prodotto (la materia prima) ai mutevoli gusti dei consumatori

- Il finanziamento e la realizzazione di campagne di promozione e pubblicità istituzionale a sostegno dell’immagine positiva dell’ortofrutta italiana in Italia ed all’estero


Con riferimento alle istituzioni:

- Compressione di tutti i tipi di costi, compresi gli oneri previdenziali

- Assistenza promozionale dell’ICE simile a quella data al comparto vino italiano dopo la crisi del Metanolo.

- Premi e ristorni all’esportazione nelle forme possibili

- Formazione di personale adeguato per operare sui mercati esteri (sono importanti le lingue ma anche l’attitudine a relazionarsi con lo straniero in campo commerciale)

- Impegno per l’abbattimento di barriere doganali e fitosanitarie su tanti mercati esteri

- Infrastrutture autostradali, portuali ed aeroportuali efficienti

- Dogane ultra efficienti

- Banche ed assicurazioni adeguate


Le ultime quattro riflessioni sono ugualmente importanti:

- La produzione non deve perdere di vista che un commercio tenuto ai margini tende a rifornirsi all’estero a danno della produzione italiana

- I supermercati italiani dovrebbero ottenere il massimo di collaborazione per poter offrire sui loro scafali solo merce buona con il massimo di servizio. Il prezzo basso a tutti i costi non è neanche nel loro interesse.

- L’ orientamento al mercato lo si nota osservando gli attori della IV gamma dove le insalatine sono in mani private (Bonduelle e Dimmidisì) e la frutta ormai nelle mani dei F.lli Orsero. Cooperatori come Valfrutta Fresco e Apofruit fanno fatica a offrire la vasta gamma necessaria a tutte le stagioni e di tutte le provenienze. Chi ha provato le mele a fettine è rimasto al palo.

- Sempre più frutta fresca affolla gli scaffali che non hanno posto per tutto. Sta facendo sempre più strada l’ananas che dà ormai una garanzia quasi assoluta di costante bontà organolettica, cosa che dovremmo imitare entro breve per tutti i nostri prodotti. Per esempio in Italia all’inizio di giugno preme sul mercato la varietà di albicocche Tirintos che tutti gli addetti ai lavori conoscono come immangiabile. Ma non è l’unico esempio.


fto.
Rolando Drahorad - una voce fuori dal coro


giovedì 4 ottobre 2012

MARKETING ORTOFRUTTICOLO. (2) Riflessioni finali


Nel post precedente ho iniziato descrivendo la situazione che segue l'anno 2000, qui continuo l'esame dell'evoluzione arrivando alle prime riflessioni finali. Ricordo che l'articolo integrale è pubblicato sul No. 9  della rivista FRUTTICOLTURA dedicato alla 29ma edizione della fiera  MACFRUT di Cesena.


ANALISI DELLE CAUSE PROFONDE DEL DECLINO DELLE QUOTE DI MERCATO DELLE PRODUZIONI ORTOFRUTTICOLE ITALIANE NEL MONDO.

Nel passato decennio l’interscambio di ortofrutta mondiale (in tutto il 7 % della produzione totale) è aumentato del 220 %, la partecipazione italiana è stata invece solo del 110-120 %. Si è soprattutto inserito l’Est Europeo con nuovi consumi e si sono affacciati per la prima volta grossi paesi esportatori come la Cina ed il Nord Africa.

Queste nuove frontiere avrebbero avuto bisogno di veri specialisti di commercio internazionale i quali, sostenuti da nuove prospettive di guadagno si sarebbero mossi in modo agile e tempestivo alla conquista di nuovi mercati (così come era successo nel primo periodo descritto più sopra).



In Italia l’avvento della cooperazione ha prodotto ottimi tecnici a livello locale e buoni funzionari capaci di gestire le OMC e le PAC di Bruxelles ma è venuta a mancare l’intraprendenza commerciale con la necessaria assunzione dei rischi connessi con ogni aggressione di nuovi orizzonti, nuovi confini, nuovi mercati, nuovi consumatori. Troppo spesso i dirigenti responsabili di decisioni strategiche non pianificano campagne di conquista perché ritengono che il rischio ricade sulla loro persona, la loro posizione mentre eventuali successi non comportano miglioramenti del proprio status o delle proprie finanze.

E’ però anche vero che tutta la politica politicante italiana non è stata animata da strategia a difesa dei prodotti ortofrutticoli italiani. Ne in Italia ne all’estero. Anche i migliori specialisti di commerci internazionali avrebbero infatti bisogno di strumenti adatti per l’affermazione su vasta scala. Avrebbero bisogno di ministeri attenti alle problematiche delle dogane e delle barriere fitosanitarie estere, di uffici ICE e osservatori fitopatologici attenti ed attrezzati, di infrastrutture autostradali e portuali ed aeroportuali efficienti, di affidamenti finanziari sufficienti, di banche attente e di forme assicurative adeguate. Non tutto potrà essere ottenuto dai governi di Roma ma molte cose dovanno essere intraprese insieme ad altri paesi produttori di ortofrutta o anche da tutta l’Unione Europea nel suo insieme. E’ infatti impensabile che un singolo paese possa ottenere risultati a proprio favore quando si presenta presso nuovi colossi come sono oggi i paesi del gruppo BRIC. In questo caso una voce unica Europea sarebbe certamente di grande aiuto e deve essere perseguitata.

Riflessioni finali


Da tutto quanto finora esposto emerge un quadro complesso e si individuano posizioni di debolezza che possono e devono essere eliminate. Alla base di tutto sta vi è un’impostazione strategica di fondo che deve di nuovo diventare in modo preponderante quella commerciale e non quella burocratico-assistenziale perseguita negli ultimi decenni.

Se è vero che in Italia, anche migliorando i consumi interni, riusciamo a consumare soltanto il 60 % dell’attuale produzione ortofrutticola la conclusione logica è quella che se non vogliamo tagliare alberi da frutto e convertire terre oggi coltivate a ortaggi in produzioni di soia o simili dobbiamo aumentare l’export. Questo fatto è noto a tutti ed accettato da tutti, anche ai massimi livelli decisionali operativi e governativi.

In Italia sono presenti forze dormienti che possono essere inserite in aggiunta a quanto di buono già esiste....
  Parte finale delle riflessioni nel prossimo post..

mercoledì 3 ottobre 2012

MARKETING ORTOFRUTTICOLO - proposte indecenti?


Ambienti seriamente preoccupati del continuo degrado della frutticoltura italiana mi hanno convinto di esprimere le mie idee che molte volte si trovano in controtendenza a quanto da troppo tempo rappresenta la strategia perseguita sia a livello di ministero che di organizzazioni professionali e sindacali. Vedo che nonostante gli insuccessi infiniti, finora nessuno ha osato cambiare strada , strada che secondo me invece esiste e che potrebbe portare grandi benefici nel giro poco tempo.

Inizio qui a pubblicare a puntate (per non annoiare troppo il lettore) le riflessioni affidate recentemente alla rivista FRUTTICOLTURA (No. 9 / 2012 a pag 20) che mi ha ospitato e che qui ringrazio per la disponibilità.


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LE TURBOLENZE NEL MONDO ORTOFRUTTICOLO SONO INIZIATE  GIA’ PRIMA DELLA GRANDE CRISI

Tre sono i fattori principali che hanno modificato radicalmente l’assetto dall’inizio degli anni 2000 e cioè prima della grande crisi recente:
1) l’ascesa di concorrenti che producono in paesi a basso costo assistiti da un forte miglioramento della logistica

2) La caduta delle barriere all’entrata in Europa con l’apertura delle frontiere imposte dalla globalizzazione (WTO)

3) I cali dei consumi dovuti a mutati stili di vita e al calo delle disponibilità ------economiche.


LO SCOPPIO DELL’EMERGENZA ASSOLUTA CAUSATA DA SOVVRAPRODUZIONE E MANCANZA DI POLITICA DI CONTRASTO.

L’emergenza degli ultimi 3 anni ha trovato il mondo ortofrutticolo italiano totalmente impreparato. Fin dall’inizio dei primi segnali i grandi operatori ed i grandi strateghi del marketing avrebbero dovuto preparare piani di contrasto alla decadenza ed invece si sono visti impantanati dai vecchi retaggi:

- guerre fra sistemi che avrebbe avuto interesse a combattere invece nemici esterni

- diffidenze fra produttori associati e ditte commerciali

- difesa di posizioni di rendita anche politica

- poca cultura di marketing nelle centrali delle organizzazioni professionali dei produttori e non solo

- mancanza di investimenti in innovazione produttiva, ricerche di mercato e soprattutto in comunicazione pubblicitaria

Se a questo aggiungiamo una scarsa attenzione della GDO alla gestione delle problematiche del fresco e della promozione dei consumi capiamo la forza della tenaglia nella quale il settore si è trovato stretto: produzioni che aumentano nei paesi emergenti e consumi che calano nei paesi tradizionalmente forti consumatori. Ergo: sistematico prevalere dell’offerta sulla domanda con conseguente sofferenza di tutti i prezzi, sia alla produzione che al dettaglio.

Le problematiche dell’aggregazione dell’offerta hanno occupato tutte le migliori energie di organizzazioni professionali e ministeriali perdendo di vista che di queste avevano bisogno esclusivamente i supermercati che però in Italia assorbono soltanto il 49 % della produzione lorda vendibile. In pratica la metà del prodotto veniva lasciato alla merce di forze poco sostenute, poco motivate e neglette. E’ successo con tutti quegli operatori che o dalle zone di produzione o dai mercati all’ingrosso avevano il compito di rifornire il “normal trade”, la HORECA o i mercati esteri d’oltre confine o lontani e d’oltremare.

Fine prima puntata, altre ne seguiranno nei prossimi giorni.



martedì 2 ottobre 2012

MACFRUT e la vendita al dettaglio


In un mondo tutto concentrato sui problemi della lavorazione e della commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli fanno sempre più irruzione quelli che si riferiscono alla vendita al dettaglio. Sembra che finalmente produttori, impaccatori e ed operatori commerciali si stiano rendendo conto dello scollamento fra consumo e produzione avvenuto i tutti questi anni.

Il mondo cambiava e cambiavano i gusti ma la produzione pensava solo ad aumentare la resa per ettaro e gli impaccatori come meccanizzare ed economizzare i processi lavorativi e logistici. Chi vende al dettaglio non era senza colpe perché più che la qualità cercava il prezzo. La conseguenza in molti casi ha prodotto un disamoramento nei consumatori che non trovavano ed ancora oggi spesso non trovano frutta buona da gustare o verdure fresche e pronte da preparare.

Torneremo sulle sollecitazioni mosse da MACFRUT ma due devono essere sottolineate fin da subito perché sono indicatori del sentire generale:







IL PRIMO è il grande successo della FRUTTERIA di Almaverde Bio presentata in carne ed ossa alla fiera. Per tre tutti e tre i giorni dell’evento la ressa davanti al piccolo punto vendita appositamente attrezzato non si è mai arrestata. E’ persino successo che pur in vicinanza dei magazzini della casa produttrice Canova ci sono stati momenti di penuria di singoli prodotti bio che spaziano dall’ananas a mele, arance, kiwi, cocomeri, uve, nettarine, susine fino ai cubetti di noci di cocco ed altro ancora. Per dettagli è utile il sito www.angolofrutteria.it. Il sistema funzionerà con i metodi conosciuti per il franchising e potrà avvicinare nuovi consumatori a un prodotto alimentare tanto sano ed adesso anche pratico da consumare.



Il Ministro Mario Catania assillato dai giornalisti
IL SECONDO punto da segnalare è quello incentrato sul famoso art. 62 del decreto liberalizzazioni che il Ministro alle politiche agricole Mario Catania, molto presente alla fiera ed ai congressi per due giornate intere, ha commentato più volte. In occasione di un’intervista a Sauro Angelini di AGRILINEA TV davanti agli stand di COOP ITALIA e di Fruitimprese il ministro, avvertito della presenza ravvicinata di supermercati ha detto testualmente: “Siamo al corrente delle forti resistenze iniziali poi addolcite. Mi raccomando Vi vengo a controllare”. E’ poi con tono più conciliante: “ ma so che adesso avete un atteggiamento molto più positivo, il futuro dell’ortofrutta italiana è anche nelle Vostre mani”.


Al suo ottimismo ha fatto il controcanto subito dopo un operatore da me incontrato fra i padiglioni poco dopo. Lui raccontava che il suo supermercato gli aveva già chiesto di modificare la scontistica nel senso di aumentare il ristorno a fine anno del 2 %.