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giovedì 26 luglio 2012

Orgoglio Germanico

Mostro qui in modo molto evidente perchè la Germania si sente forte. Il quotidiano BILD tedesco pubblica questa immagine che da solo riassume da un lato l'efficienza tedesca anche nello sport e dall'altro ricorda ai concorrenti che dietro USA e Russia c'è subito Deutschland. Farne a meno non sarebbe saggio, metterla a trainare il carro invece si!

mercoledì 25 luglio 2012

Evviva i Vegetariani, i Fruttariani ed i Vegani

Il settimanale tedesco FRUCHTHANDEL ha riportato una notizia che ha dell’incredibile. Già il titolo segnala che il Consumo di frutta fresca per Famiglia era calato dal 2010 al 2011: Ogni Famiglia non andava oltre 77 KG.

Credendo si tratasse di un errore ho chiesto spiegazioni che mi sono arrivate oggi in dettaglio. Ecco qui le cifre che interessano:



- Le cifre che seguono sono pro capite del 2011 (quelle fra parentesi del 2010)

- Consumo frutta a testa 36,8 (38,8)

- Verdure senza patate   29,6 (29,2)

- Patate                          57,0 (57,0)

- Totale                       123,4 (U.E. 146,0)

- Totale a famiglia       257,0 (U.E. ? ) (
- Una famiglia tedesca viene considerata statisticamente composta da 2,09 persone


Sappiamo che la raccomandazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) è di 400 grammi di frutta e verdura al giorno a persona ma un analisi dell’EFSA (European Food Safety Agency) di Parma stima che solo 4 paesi dell’U.E. raggiungono questi valori ed in un terzo dei paesi il consumo pro capite è inferiore a 300 grammi.

Che la Germania fosse, stando a fonti tedesche recenti, largamente sotto questi livelli sembra ancora inspiegabile ma lascierebbe almeno intatta la speranza che con azioni promozionali di forte impatto la tendenza potesse essere invertita.

A questo punto vorrei ricordare l’idea già lanciata mesi fa che mira a concentrare gli investimenti pubblicitari su chi mostra di essere convinto per conto suo della necessità di mangiare più frutta: vegetariani, fruttariani e vegani.

Almeno questa categoria si affida a prodotti naturali per assimilare sostanze necessarie per migliorare la propria salute (altri si affidano a Aktivia e similari).

martedì 24 luglio 2012

Le banane di ORSERO e le associazioni di produttori

Dopo settimane di intensa campagna televisiva continuiamo ad incontrare la marca ORSERO ogni giorno su tutte le riviste d’Italia. Lo spunto per questo commento viene proprio dall’aver notato una bella banana ORSERO anche su una rivista cult dei giovani come WIRED che mensilmente scandaglia il mondo di Internet.


Fra una marea di annunci ed inserzioni che offrono gadget elettronici di ogni genere la vista di questo invitante frutto fa piacere e senza dubbio induce a maggior consumo, anche immediato.



I produttori di ortofrutta italiani e le loro associazioni dovrebbero fare due riflessioni basilari: la prima: è senz’ altro giusto fare azioni di marketing di questo genere e la seconda: come e con chi farle.

I fondi per la promozione non mancano perché la PAC ne prevede in abbondanza ma metterla in pratica è reso complicato dalla mancanza di una filosofia di marketing che darebbe un’adeguata organizzazione.

La filosofia dovrebbe chiarire le strategie per produrre secondo le esigenze del consumatore europeo e l’organizzazione dovrebbe stabilire i compiti dei vari attori. La filiera è lunga ed i mercati si allargano. Occorrono sinergie e collaborazioni.

L’ortofrutta italiana è come una squadra di calcio che ha una vasta rosa di 22 giocatori fra produttori, servizi, distributori e promotori ma ne fa giocare sempre i soliti undici.

C’è da chiedersi, per fare solo un esempio, chi studia i mercati a tappeto? Dove sono le squadre di ricercatori che cercano di comprendere le esigenze dei compratori e dei consumatori?

Dove sono i messaggi pubblicitari che attirano l’attenzione del mondo intero sui nostri prodotti ortofrutticoli che se non altro crescono su terreni formidabili con l’aiuto di microclimi ideali

La promozione a favore della qualità e dell’immagine dei prodotti ortofrutticoli italiani, soprattutto all’estero e sui mercati emergenti d’oltremare, potrebbe essere sostenuta in modo istituzionale, specie per specie, zona per zona con i fondi previsti dalla Politica Agricola Comunitaria (vedi foto albicocche francesi). I successi più clamorosi in Italia vengono raggiunti con meno di un centesimo di euro al KG



L’esempio di ORSERO dovrebbe poi evidenziare a tutto il mondo della produzione che le forze commerciali private sono vive ed agguerrite. Quando non trovano pane per i loro denti in Italia fanno presto a trovarlo in paesi più affamati e facilitano l’afflusso di merci importate, e non solo frutta tropicale. Spesso sono costrette a diventare produttori esse stesse per soddisfare meglio i desideri dei buyer e perché la produzione tradizionale non si aggiorna abbastanza velocemente.





sabato 21 luglio 2012

Unirsi in rete per il raggiungimento di un solo ben definito target?


Ho finito pochi giorni fa la scrittura di un articolo che sarà pubblicato presto su una nota rivista specializzata. Trattando un certo tema arrivo a un suggerimento conclusivo che è proprio quello delle reti d'impresa. In attesa che l'articolo sarà di dominio pubblico anticipo qui un intervista apparsa sul Sole24Ore nel mese di maggio. Viene delineata la sostanza dello strumento e alcuni dei vantaggi salienti che ne derivano.


L'Intervista
Intervento a firma di Aldo Bonomi tratto da IlSole24Ore del 14 maggio 2012
Aldo Bonomi, Presidente RetImpresa

CON LE RETI DI IMPRESA SI FA SVILUPPO
Dalle semplificazioni al fisco: cinque mosse per il rilancio del Paese
Siamo partiti piano, a voce bassa, ma determinati e sicuri della validità della strada che stavamo percorrendo. E ora, passo dopo passo, questa voce è diventata un suono potente che sta conquistando spazi sempre più ampi. Un progetto industriale partito in sordina, che oggi sta già coinvolgendo migliaia di imprese. Con l'introduzione, nel nostro ordinamento, del nuovo "contratto di rete" si è offerta alle imprese la possibilità di conseguire contemporaneamente tre importanti obiettivi: avviare collaborazioni su programmi condivisi, monito- rabili e verificabili; consentire agli altri attori economici e alla pubblica amministrazione di conoscere e valutare queste iniziative; mantenere l'autonomia imprenditoriale - elemento culturalmente ancora fondamentale per molte piccole e medie imprese - in quanto il contratto di rete non crea un nuovo soggetto giuridico, con tutte le complicazioni e gli oneri burocratici che ne deriverebbero. Una formula che si è rivelata vincente e sta riscontrando l'interesse di molti imprenditori. A oggi sono infatti 327 i contratti sottoscritti e oltre 2mila le imprese che stanno lavorando con il nuovo strumento. Primi risultati significativi raggiunti grazie all'Italia del fare, a una visione di sistema che si muove nell'interesse del Paese che lavora. Ma non basta. Adesso serve un colpo di reni. Innanzitutto, da parte del sistema imprenditoriale, che deve cogliere questa opportunità in modo sempre più consistente. Poi, da parte del Governo, che deve credere con ancora maggiore forza in questo strumento innovativo per ridare fiato alla nostra economia. La soluzione è in cinque mosse. E sono tutte a costo zero.
Semplificazioni amministrative
Dare attuazione a quanto già previsto dalla legge che ha istituito i contratti di rete in materia di semplificazioni amministrative. Una prima occasione pratica è rappresentata dalla nuova disciplina sugli "accordi di semplificazione", che potrebbero essere a pieno titolo sottoscritti dai contratti di rete per ottenere immediati vantaggi per le imprese, per esempio per l'avvio di nuove attività, nel campo urbanistico, nell'impiego dei macchinari, nella rendicontazione degli incentivi e per i sistemi di certificazione. Su questi profili è già attivo un confronto con il ministero della Funzione pubblica e con le Regioni che ci auguriamo possa portare a risultati in tempi rapidi.
Statuto delle imprese
Dare attuazione a quanto previsto dal recente Statuto delle imprese che ha recepito in Italia lo Small business act, che include le reti di impresa tra i soggetti che partecipano alle gare d'appalto. Anche qui sono già in corso contatti con l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici per i necessari chiarimenti di tipo operativo, che consentano alle imprese aderenti ai contratti di rete l'effettiva partecipazione alle gare.
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lunedì 16 luglio 2012

Voodoo: Risposte serie a battute ironiche

Roberto Della Casa che da queste parti è più conosciuto come Doctor House, pubblica stamattina un suo saggio ironico arrivando alla conclusione che di fronte a evoluzioni tanto imprevedibili come i mercati ortofrutticoli varrebbe la pena di concentrasi su riti propiziatori a favore della nostra frutta: da qualche candela ai Santi Patroni dell’Agricoltura fino a qualche corso di specializzazione in Macumba o Vudù.


I
Tutto parte dalla constatazione che i prezzi di pesche e nettarine sono favorevoli contro ogni aspettativa. Soprattutto la stagione eccezionalmente calda e bella ha da un lato impedito l’affollamento dei canali distributivi con quantitativi imponenti di prodotti e dall’altro ha favorito consumi superiori al solito.

Ma Della Casa trae anche una conclusione seria che, prendendo spunto dall’industria del gelato che è riuscita a far consumare gelati anche nelle giornate fredde dell’inverno, invita produttori e distributori ad organizzare meglio il timing delle campagne e soprattutto a rendere meno “meteopatici” i consumi di frutta estiva.

Tutto molto interessante e simpatico ma vorrei aggiungere due riflessioni pratiche: Nonostante le drammatiche lamentele imperniate sui prezzi al singolo produttore interessa quello che porta a casa dall’investimento su un ettaro di terra. Non è stato tanto drammatico il prezzo delle pere della stagione 2011 perché ogni ettaro ha resto anche il 50 percento più della media e non è tutto rosa e fiori il prezzo delle pesche in questo inizio 2012 quando la calura rende scarso il quantitativo che si consegna al magazzino di confezionamento. Certo, i conti sono ancora tutti da fare.

L’altro argomento è quello delle nuove produzioni che invadono gli spazi della tradizionale frutta di stagione. Voglio qui menzionare solo un esempio eclatante. Il mese di giugno era tradizionalmente il mese delle ciliegie e delle pesche precoci. L’uva iniziava a metà luglio. Da alcuni anni invece uva buona italiana inizia ad apparire sulle bancarelle i primi giorni di giugno e contendo spazi alla pesca. Non conosco studi che hanno preso sotto la lente le tante situazioni simili informando il produttore che deve investire in che modo sono radicalmente mutate le condizioni di mercato! E’ lecito chiedersi perché le università non studiano questi o simili quadri macroeconomici?

Sì, perché le remunerazioni troppo basse delle quali si lamenta il produttore sono quasi sempre legate a un’ offerta superiore alla domanda. Una persona che mangia un grappolo d’uva non mangia una pesca o due. Produrre secondo il mercato sarebbe pertanto la prima ricetta (raramente seguita) come la seconda sarebbe quella di promuovere il prodotto ed i relativi consumi (ricetta ugualmente trascurata sistematicamente).

sabato 14 luglio 2012

Un inserzione: GDO - Corsi per capireparto

Quando ho visto su quotidiani toscani questo annuncio pensavo si trattasse di corsi per reparti ortofrutticoli e la gioa è stata grande. Le miei keyword generalmente sono collegate con l'ortofrutta e non avevo dubbi. Leggendo con attenzione il testo si capisce però che si tratta di reparti non meglio specificati e per tanto di varia natura.



L'iniziativa è sponsorizzata dalla Provincia di Firenze e partirà da Prato nel mese di ottobre. (800 ore di cui 200 di aula e 600 di stage in supermercati Unicoop).
Rimane la speranza che il reparto ortofrutta non venga trascurato e che un giorno altri supermercati come per esempio Esselunga possano ospitare gli stagisti che per 600 ore aiutano attivamente gli addetti al reparto per imparare e per rendersi utili.

Non c'è dubbio che infatti non sempre i punti vendita sono gestiti con l'attenzione, la cura e la competenza necessaria e molte cose possono aiutare da un lato il cliente a scegliere meglio e dall'altra a supportare un consumo che secondo i medici dovrebbe crescere anzichè calare.






venerdì 13 luglio 2012

Dopo gli stadi anche i mercati ortofrutticoli ai privati?

Questo mercato ortofrutticolo non è in vendita ma il Comune di Vicenza ha pubblicato un bando con il quale vengono stabilite le condizione per il passaggio della gestione a soggetti privati.

La crisi è terribile ma qualche ripensamento lo produce. Pier Ferdinando Casini, segretario UDC ha dichiarato ieri sullo schermo in modo perentorio che il danno più grande all'economia lo ha fatto in questi decenni la gestione della cosa pubblica. I mercati ortofrutticoli, i centri agroalimentari sono senza dubbio fra questi. Potrebbero essere più funzionali e meno costosi se gli immobili fossero moderni e pensati con i criteri di un'azienda privata, se dirigenti e funzionari non fossero (come nella sanità) forniti dai comuni, se la movimentazione interna fosse gestita secondo le necessità operative, se ai grossisti fosse dato più spazio per la loro libera iniziativa, se le regole fossero orientate al servizio della comunità intesa come consumatori.

Invece nella maggioranza delle attuali situazioni italiane l'operatore commerciale viene trattato come un personaggio irresponsabile al quale vengono assegnati spazi fisici mal funzionanti limitati, ed imposte regole che non tengono in dovuta considerazione i veri bisogni della distribuzione a valle.

Il comune di Vicenza dichiara di essere costretto al passaggio alla gestione esterna non perché le cose vanno male ma perché impedito ad assumere personale nuovo in sostituzione di chi va in pensione. Ma se in Italia frutta e verdura costano più che in altri paesi europei una delle ragioni è anche quella degli alti costi dei mercati che operano in una posizione di monopolio. Meno personale, meno regole, più concorrenza potrebbero fare la differenza.

A Vicenza non succederà perché il comune vuole comunuqe incassare il canone degli affitti di posteggi e magazzini come prima ed impone anche la ristrutturazione del servizio di portineria e di controllo degli accessi a pagamento, dettaglio che significa la continuazione della regolamentazione e della tassazione. Non sarà facile trovare soggetti disposti a investire in qualche cosa che non potrà mai passare di proprietà ne potrà mai essere controllato liberamente. Osserveremo gli sviluppi con curiosità ed attenzione.




venerdì 6 luglio 2012

Nel Farwest dell'ortomercato di Milano

Uno Mattina di RAI UNO ha trasmesso per almeno 10 minuti un intervista molto interessante a un personaggio che dovrebbe essere maggiormente considerato. Si tratta di un ex dirigenti di multinazionali con esperienza in vari settori che da qualche tempo è al servizio di SOGEMI, la Società che gestisce il centro agroalimentare del comune di Milano.


Essendo il più grande e più ricco mercato di quel genere d'Italia questo luogo alberga centinaia di grossisti commissionari, da lavoro a migliaia di persone (dall'imprenditore al facchino) e controlla miliardi di euro all'anno. Non è pertanto strano che attrae anche la malavita che fra l'altro si trova bene in quegli ambienti in tutto il mondo.


Essendo però l'Italia a livello internazionale ai primi posti per quando riguarda organizzazioni del tipo Mafia, Ndrangheta ecc, Milano soffre in modo particolare di questi sistemi. Il personaggio che ha parlato a lungo e che ha raccontato anche tanti dettagli, mettendo forse anche a repentaglio la sua incolumità si chiama Luigi Predeval ed ha il compito di snidare anche con la tecnica informatica le pratiche contro legge che vengono impiegate spesso all’interno del mercato. Ha fatto tanti esempi ma uno mi è rimasto impresso e lo menziono in questa occasione: Collegandosi all’esperienza acquisita gestendo supermercati ha in mente di dotare ogni singola confezione di ortofrutta fresca che transita per il centro agroalimentare di un codice a barre. Sembrerà strano che ancora nessuno ci abbia pensato ma secondo Predeval è così. Rilevando istantaneamente ogni giorno i dati collo per collo è possibile tracciare i movimenti di ogni cosa e pratiche in nero sia di merci che delle persone che le movimentano non saranno più possibili.



Nella postazione degli ospiti il giornalista Ruben Oliva chiamato a far domande ed a commentare i fatti esposti

Al suo arrivo, poco tempo fa, all’interno della struttura esistevano 26 cooperative di facchini che ne facevano di tutti i colori: soprattutto facevano lavorare anche persone senza documenti ed a fine giornata pagavano anche solo il 50 % delle ore effettivamente impegnate. Predeval afferma che nel giro di mesi 16 di queste cooperative sono state chiuse e con riferimento a 3 della 10 rimaste sono ancora in corso vertenze. Ecco un esempio di come anche nel volgere di poco tempo marcio annidato da anni in varie strutture può essere rimosso e l’ente risanato.