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mercoledì 3 ottobre 2012

MARKETING ORTOFRUTTICOLO - proposte indecenti?


Ambienti seriamente preoccupati del continuo degrado della frutticoltura italiana mi hanno convinto di esprimere le mie idee che molte volte si trovano in controtendenza a quanto da troppo tempo rappresenta la strategia perseguita sia a livello di ministero che di organizzazioni professionali e sindacali. Vedo che nonostante gli insuccessi infiniti, finora nessuno ha osato cambiare strada , strada che secondo me invece esiste e che potrebbe portare grandi benefici nel giro poco tempo.

Inizio qui a pubblicare a puntate (per non annoiare troppo il lettore) le riflessioni affidate recentemente alla rivista FRUTTICOLTURA (No. 9 / 2012 a pag 20) che mi ha ospitato e che qui ringrazio per la disponibilità.


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LE TURBOLENZE NEL MONDO ORTOFRUTTICOLO SONO INIZIATE  GIA’ PRIMA DELLA GRANDE CRISI

Tre sono i fattori principali che hanno modificato radicalmente l’assetto dall’inizio degli anni 2000 e cioè prima della grande crisi recente:
1) l’ascesa di concorrenti che producono in paesi a basso costo assistiti da un forte miglioramento della logistica

2) La caduta delle barriere all’entrata in Europa con l’apertura delle frontiere imposte dalla globalizzazione (WTO)

3) I cali dei consumi dovuti a mutati stili di vita e al calo delle disponibilità ------economiche.


LO SCOPPIO DELL’EMERGENZA ASSOLUTA CAUSATA DA SOVVRAPRODUZIONE E MANCANZA DI POLITICA DI CONTRASTO.

L’emergenza degli ultimi 3 anni ha trovato il mondo ortofrutticolo italiano totalmente impreparato. Fin dall’inizio dei primi segnali i grandi operatori ed i grandi strateghi del marketing avrebbero dovuto preparare piani di contrasto alla decadenza ed invece si sono visti impantanati dai vecchi retaggi:

- guerre fra sistemi che avrebbe avuto interesse a combattere invece nemici esterni

- diffidenze fra produttori associati e ditte commerciali

- difesa di posizioni di rendita anche politica

- poca cultura di marketing nelle centrali delle organizzazioni professionali dei produttori e non solo

- mancanza di investimenti in innovazione produttiva, ricerche di mercato e soprattutto in comunicazione pubblicitaria

Se a questo aggiungiamo una scarsa attenzione della GDO alla gestione delle problematiche del fresco e della promozione dei consumi capiamo la forza della tenaglia nella quale il settore si è trovato stretto: produzioni che aumentano nei paesi emergenti e consumi che calano nei paesi tradizionalmente forti consumatori. Ergo: sistematico prevalere dell’offerta sulla domanda con conseguente sofferenza di tutti i prezzi, sia alla produzione che al dettaglio.

Le problematiche dell’aggregazione dell’offerta hanno occupato tutte le migliori energie di organizzazioni professionali e ministeriali perdendo di vista che di queste avevano bisogno esclusivamente i supermercati che però in Italia assorbono soltanto il 49 % della produzione lorda vendibile. In pratica la metà del prodotto veniva lasciato alla merce di forze poco sostenute, poco motivate e neglette. E’ successo con tutti quegli operatori che o dalle zone di produzione o dai mercati all’ingrosso avevano il compito di rifornire il “normal trade”, la HORECA o i mercati esteri d’oltre confine o lontani e d’oltremare.

Fine prima puntata, altre ne seguiranno nei prossimi giorni.



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