Twitter  LinkedIn

venerdì 27 aprile 2012

LA BORSA A FORMA DI FRAGOLA

Cosa c'è di più creativo che l'ortofrutta che cresce ogni giorno e si adegua al clima, ai gusti ed anche..... alla moda. Qui un piccolo esempio che mi appare molto simpatico.


Ho trovato queste foto in METELLO - news, foto, moda all'indirizzo
http://www.metello.com/7004/frutta-e-verdura-da-indossare.html.

Speriamo che la gente si ricordi di comprare anche il frutto vero ed insieme
a quello altra frutta, altra verdura.

venerdì 20 aprile 2012

ORTOFRUTTA APRILE 2012 - I 5 PUNTI DEL PIANO RABBONI

Lunedì 16 aprile a Bologna è stato uno dei grandi momenti del mondo ortofrutticolo regionale. Tiberio Rabboni , assessore alle politiche agricole della Regione Emilia Romagna ha presentato un piano a 5 punti elaborato insieme a vaste rappresentanze di produttori  ed operatori specializzati, tutti chiamati al capezzale di un ammalato ormai cronico: la frutticoltura italiana.
Alle difficoltà di pesche e nettarine si era ormai abituati ma è stata soprattutto la crisi ancora irrisolta di produzioni non considerate deperibili alla stessa stregua  come pere e kiwi a far scattare l’allarme rosso.  Tanto per capire: i 67.000 ettari di produzioni frutticole dell’Emilia Romagna sono suddivisi come segue:  pere 33 %, 15 % nettarine, 13 % pesche e 7 % kiwi.

Rabboni ha coordinato per tanti mesi  i lavori sfociati adesso  nelle proposte presentate a questo consesso dal nome “Ortofrutta, Nuovi Strumenti per la Stabilità del Settore”  in presenza del ministro Maria Catania e dell’europarlamentare e presidente della commissione agricoltura al parlamento europeo, Paolo De Castro.

La proposta per la quale Rabboni chiedeva per l’occasione aperte prese di posizioni  ai tanti leader presenti si articola in 5 punti:

1)   - Accordi interprofessionali per governare le produzioni (catasto, regole produttive, regole per la raccolta, regole fitosanitarie,  promozioni,  contributi dei soci, sanzioni per chi trasgredisce)

2)  -    Fondi mutualistici ed assicurazioni  sul reddito dei produttori  (cofinanziati dal pubblico)

3)  -    Pagamenti comunitari di base (che contengono anche i provvedimenti per il 7 % del greening)

4)      Creazione di un fondo autofinanziato per destinare quote di prodotto ai nuovi mercati  (sostenendo DOP ed IGP, inclusi gemellaggi con marchi privati

5)      Buone applicazioni dell’ art. 62 con pagamenti a 30 gg. sulla base di contratti scritti ecc. ecc.)

Sono seguite, in ordine alfabetico,  totale nove dichiarazioni di 10 minuti l’una che indistintamente hanno dato appoggio al piano Rabboni senza esitazioni ma con qualche indicazione o qualche aggiunta: Paolo Bruni  (Cogeca), Maurizio Gardini, Alleanza Cooperative,  Salvatore Giardina (Confagricoltura) , Gino Peviani (Fruitimprese) , Giuseppe Politi (CIA), Mario Tamanti (CSO) , Mauro Tonello (Coldiretti) Franco Verrascina (Copagri) e Dario Stefàno (Coordinatore delle Regioni)

mercoledì 18 aprile 2012

RIASSUNTO resoconto Convegno Bologna 16 aprile

SALVA ORTOFRUTTA ITALIA


Tutte le associazioni presenti a Bologna il 16 aprile hanno risposto in modo positivo alle indicazioni raccolte ed elencate in cinque punti dall’assessore emiliano - romagnolo Tiberio Rabboni.

In particolare però ognuno dei portavoce ha aggiunto qualche cosa di suo e sono questi particolari che meritano di essere ricordati a chi le ha pronunciate, come anche a chi ha la responsabilità di tradurle in pratica:

Hanno dichiarato testualmente:

Paolo Bruni (COGECA):
Contenuti dell’esposizione di Rabboni totalmente condivisibili ma è necessario un maggio coinvolgimento dell’Europa. Negli ultimi 10 anni le famiglie italiane hanno ridotto da 450 KG a 350 KG i consumi annui di ortofrutta dal 2000 ad oggi. C’è bisogno di promozione (scuole, Mr. Fruitness) ma i fondi disponibili sono tanti!!

Mauro Gardini (Lega Coop. Agroalimentare, Alleanza Cooperative Italiane):
Confermiamo il si senza condizioni al piano Rabboni. C’è bisogno di vegliare giorno e notte sulla gestione della crisi. L’articolo 62 in particolare ha bisogno di attenzione. Ma bisogna far ein fretta

Salvatore Giardina (Confagricoltura):
L’export tiene ma si deve far leva anche sulle forze tradizionali. Bisogna innovare i prodotti con meno costi e più rese. Il mondo è cambiato ed adesso tutti i prodotti vengono consumati tutto l’anno. E’ importante saper procurare sensazioni piacevoli al consumatore. Bene la concentrazione dell’offerta fatta dalle O.P. ma esse devono essere imprese! C’è anche bisogno di controbilanciare la GDO offrendo stagioni più lunghe.

Necessaria più promozione e pubblicità di tipo istituzionale. Bene il programma frutta nelle scuole che si sta affinando sempre di più. PAC ok tranne che per susine, pomodoro, arance e pesche che avrebbero bisogno di più attenzione.

Gino Peviani (Fruitimprese)
- Condividiamo su tutta la linea
- ok per mondo privato
- il governo deve lavorare per la crescita
- noi dobbiamo tutti abbandonare l'approccio egoistico
- costruire un sistema nazionale per l'ortofrutta
- creare un tavolo per le analisi tecniche
- per esprimere tendenze
- logistica mondiale ha costi bassissimi
- costa meno portare merce a Hong Kong che in Svizzera
- l'Italia non può produrre commodities
- i nostri mercati, Italia ed E.U. si sono afflosciati
- necessità trovare nuovi mercati
- la filiera è ormai cortissima e non manca trasparenza
- export ha tenuto (saldo 1 Mrd. di euro)
- bisogno produrre meglio, più attenzione, più ricerca
- le aziende familiari hanno bisogno di più professionalità
- più controlli (sopratutto al mezzogiorno
- criminalità dilaga al sud, comprano aziende all'asta per poco.


TOSI (CIA)
Siamo d’accordo con le proposte Rabboni. E’ importante governare l’offerta
Sia la quantitù che la qualità. Abbiamo bisogno di condividere le azioni e di
Agire al più presto.



DARIO Stefàno (Coordinatore enti regioni)
Questo di oggi è un approccio positivo, il sistema delle Regioni è pronto ad appoggiare i 5 punti del piano Rabboni ed a fare la sua parte. Le turbolenze di mercato hanno accelerato le azioni e spingono verso soluzioni incisive. In questo contesto è giusto anche “derubricare” il proposito delle aggregazioni. Le priorità vanno bene secondo l’indicazione della consecutio numerica utilizzata nella proposta dell’assessore.



MARIO TAMANTI (CSO)
L’organizzazione di servizio che annovera fra i suoi soci ben 28 fra le imprese commerciali più significative in rappresentanza di un gran numero di regioni. Offre fra le altre cose anche di Servizi Marketing e di servizi per lo sviluppi di nuovi mercati. I consumi italiani sono calati da 9,5 milioni di tonnellate a 8,3 milioni di tonnellate in pochi anni ed incidono per circa il 3 % sulle disponibilità pro capite. L’export di ortofrutta non aumenta quando invece continua ad aumentare fortemente l’import. Mantenere inalterato l’export vuol dire perdere quote di mercato in un mercato globale che in 10 anni è aumentato da 70 mrd a totale 170 mrd!.
Per invertire la tendenza c’è bisogno di mettere da parte subito ogni individualismo.



Il CSO si attiva per:
- orientare le produzioni
- esempio il catasto del kiwi
- seguito eventualmente poi da quello delle pere e di altro
- collaborazione con Francia e Spagna per governare pesche e nettarine
- far conoscere prodotti italiani nel mondo
- promuovere l’internazionalizzazione delle aziende socie
- Combattere le barriere fitosanitarie esistenti in molti paesi
- rilanciare il sistema paese (esempio nuovo Layout di padiglioni Italia)
- promuovere padiglioni Italia tipo Berlino non solo a Fruitlogistica
- seguire il progetto appena partito chiamato “Sapori d’Italia”
- Sapori d’Italia anche all’etero
- Mercati lontani sotto osservazione: Emirati Arabi, Brasile, Russia,
- Far East, Giappone
- Far partire il progetto pere
- Progetto assicurazioni e fondi mutualistici, pronti già nel 2014


MARO TONELLO (COLDIRETTI)
Discussione molto positiva sotto l’ottica agricola. La visione della regione E.R. è corretta e positiva: non più distretto ma interprofessione. Questa dipende soprattutto dalle regole. Evitare vincoli ma tendere ad orientare anche il resto della filiera.
E’ importante la trasparenza degli strumenti. Le O.P. devono pertanto essere strumenti veri ed adatti e non quelli chiamati in vita solo per i contributi. Bisogna d’ora in poi verificare come funzionano. E’ necessaria una promozione programmata e sistematica. Fare promozione sui disastri è sempre negativo.
Contentissimi per l’art. 62.
Ma…. La frutta vuole anche buona!! Bisogna ammettere che non sempre riusciamo ad accontentato i consumatori. Abbiamo importato anche frutta di alto valor!

FRANCO VERRASCINA (Copagri)
Siamo in linea con Rabboni
Condividiamo totalemente i 5 punti
In questo incontro dobbiamo parlare di futuro, anche di OCM
Tutti questi obiettivi sono quelli delle organizzazioni professionali
AOP e OP sono strumenti fondamentali per gli agricoltori
Essi devono essere gestiti dagli agricoltori
E' importante mettere in gioco delle alleanze
Ma.... in questi ultimi anni ci siamo isolati
siamo noi che non sappiamo fare il nostro lavoro
Dobbiamo migliorare il governo del mercato
Noi con tutte le O.P. vigileremo


PAOLO DE CASTRO
Ha solo portato i suoi saluti per non rubare argomenti e tempo
Al ministro Mario Catania presente al tavolo di presidenza.
Ha però espresso apprezzamenti per l’attività attuale del commissario
All’agricoltura U.E. Ciolos. Ha detto che però adesso bisogna coinvolgere
E condividere con altri paesi quel che noi vogliamo nella PAC.
Ha affermato che l’OCM unica è estremamente importante e che
Nella crisi l’attuale OCM ha fatto da spartiacque.

(Ripetizioni di quanto già pubblicato nel precedente Blog)
MINISTRO MARIO CATANIA

Ha chiuso i lavori il Ministro Mario Catania pronunciando parole chiare e spesso scomode. Prima di tutto ha avvertito che la situazione resta difficile, che i consumi sono calati invitando tutti di andare oltre le annunciazioni e di agire.

Il primo invito è quello rivolto ai produttori che devono portare al mercato prodotti più rispondenti alle esigenze dei consumatori, prodotti innovativi e di qualità. Il secondo richiamo è stato indirizzato alla grande distribuzione colpevole di fare leva sopratutto sul prezzo trascurando la qualità causando di conseguenza nuovi cali di consumo. Catania ha chiesto di riflettere sul fatto che più si afferma la grande distribuzione più calano i consumi di ortofrutta.

Il rapportio della produzione con il resto della filiera però può e deve essere migliorato. Per esempio l'eccesso di offerta non giova e si capisce la necessità di governare i volumi. In questo senso l'iniziativa Rabboni trova il consenso del Ministro che ricorda la necessità di fermare la storica riduzione delle quote di valore che rimangono alla produzione.

Altri interventi dovranno essere operati a livello comunitario ed a questo riguardo Catania ha ricordato che è già deciso l'aumento dei prezzi di ritiro a doppio livello con preferenza al percorso beneficienza. Dovranno seguire in autunno modifiche dell'OCM all'interno della nuova PAC. Per quanto riguarda i fondi mutualistici il ministro promette di insistere su una soluzione nazionale perchè quella dei PSR non avrebbe una dotazione sufficiente.

Non è stato dimenticato il problema degli sbarramenti fitosanitari a livello di commercio internazionale e sarà intensificata l'azioni di penetrazione nei confronti di paesi come gli Stati Uniti per aprire le frontiere alle nostre mele e pere. Purtroppo la reticenza americana non si basa più su ragioni tecniche ma rimangono in essere quelle politiche. Come esempio positivo è stato citata la Cina (che nel giro di 2-3 anni ha già importato 14.000 tonnellate di kiwi italiano) ed anche l'apertura imminente al kiwi italiano del mercato Sud Coreano.

In Italia
La la partita più importante, sempre secondo Catania, la si gioca a livello nazionale e cioè a Roma. Infatti non ha dimenticato di menzionare l'azione del suo ministero a favore dell'attenuazione dell'IMU sui fabbricati rurali ed ha insistito anche sulla necessità di mettere in campo l'interprofessione dando ragione a Rabboni. Purtroppo a quei tavoli per una ragione o per l'altra manca spesso la GDO che pertanto non aiuta la soluzione dei problemi. Catania ha detto anche testualmente "...dell'art. 62 avremmo anche fatto a meno" ma che per il momento non ci sono le condizioni.

L'aggregazione dell'offerta
Un altro tema scottante è quello dell'aggregazione dell'offerta. Catania a questo proposito ha fatto due affermazioni forti: da un lato ha sottolineato l'assoluta necessità dell'aggregazione dell'offerta affermando che senza di essa "tutto sarà un pagliativo". Ma ha aggiunto che "...è troppo volte ci si è "incartati" sulle formule fra cooperative, O.P. e altro. Le modalità di aggregare l'offerta sono molteplici e non sono solo le cooperative a poter dare risposte per tutto. Dovranno essere studiate ed adottate nuove forme di associazione che tengano conto delle diverse realtà che sono ben diverse fra prodotto e prodotto e fra regione e regione"


martedì 17 aprile 2012

ORTOFRUTTA - PIANO DI SALVATAGGIO

Mario Catania


Lunedì 16 aprile a Bologna ha avuto luogo  uno dei grandi appuntamenti del mondo ortofrutticolo regionale. Tiberio Rabboni , assessore alle politiche agricole della Regione Emilia Romagna ha presentato un piano a 5 punti elaborato insieme a vaste rappresentanze di produttori ed operatori specializzati, tutti chiamati al capezzale di un ammalato ormai cronico: la frutticoltura italiana.



Alle difficoltà di pesche e nettarine si era ormai abituati ma è stata soprattutto la crisi ancora irrisolta di produzioni non considerate deperibili come pere e kiwi a far scattare l’allarme rosso. I 67.000 ettari di produzioni frutticole dell’Emilia Romagna sono suddivisi come segue: pere 33 %, 15 % nettarine, 13 % pesche e 7 % kiwi.

Rabboni ha coordinato per tanti mesi i lavori sfociati adesso nelle proposte presentate a questo consesso dal nome “Ortofrutta, nuovi strumenti per la stabilità del settore” in presenza del ministro Mario Catania e dell’europarlamentare e presidente della commissione agricoltura al parlamento europeo, Paolo De Castro.

La proposta per la quale Rabboni chiedeva per l’occasione aperte prese di posizioni ai tanti leader presenti si articola in 5 punti:

1) Accordi interprofessionali per governare le produzioni (catasto, regole produttive, regole per la raccolta, regole fitosanitarie, promozioni, contributi dei soci, sanzioni per chi trasgredisce)

2) Fondi mutualistici ed assicurazioni sul reddito dei produttori (cofinanziati dal pubblico)

3) Pagamenti comunitari di base (che contengono anche i provvedimenti per il 7 % del greening)

4) Creazione di un fondo autofinanziato per destinare quote di prodotto ai nuovi mercati (sostenendo DOP ed IGP), inclusi gemellaggi con marchi privati

5) Buone applicazioni dell’ art. 62 sulle liberalizzazioni con pagamenti garantiti a 30 gg. sulla base di contratti scritti ecc. ecc.)

Sono intervenuti in stretto ordine alfabetico nove responsabili con dichiarazioni di 10 minuti l’una. Tutti hanno dato appoggio al piano senza esitazioni ma con qualche precisazine o qualche sottolineatura: Paolo Bruni (Cogeca), Maurizio Gardini, (Alleanza Cooperative), Salvatore Giardina (Confagricoltura) , Gino Peviani (Fruitimprese) , Giuseppe Politi (CIA), Mario Tamanti (CSO) , Mauro Tonello (Coldiretti) Franco Verrascina (Copagri) e Dario Stefàno (Coordinatore delle Regioni).


L'INTERVENTO DEL MINISTRO
Ha chiuso i lavori il Ministro Mario Catania pronunciando parole chiare e spesso scomode. Prima di tutto ha avvertito che la situazione resta difficile, che i consumi sono calati invitando tutti di andare oltre le annunciazioni e di agire.

Il primo invito è quello rivolto ai produttori che devono portare al mercato prodotti più rispondenti alle esigenze dei consumatori, prodotti innovativi e di qualità. Il secondo richiamo è stato indirizzato alla grande distribuzione colpevole di fare leva sopratutto sul prezzo trascurando la qualità causando di conseguenza nuovi cali di consumo. Catania ha chiesto di riflettere sul fatto che più si afferma la grande distribuzione più calano i consumi di ortofrutta.

Il rapportio della produzione con il resto della filiera però può e deve essere migliorato. Per esempio l'eccesso di offerta non giova e si capisce la necessità di governare i volumi. In questo senso l'iniziativa Rabboni trova il consenso del Ministro che ricorda la necessità di fermare la storica riduzione delle quote di valore che rimangono alla produzione.

Altri interventi dovranno essere operati a livello comunitario ed a questo riguardo Catania ha ricordato che è già deciso l'aumento dei prezzi di ritiro a doppio livello con preferenza al percorso beneficienza.  Dovranno seguire in autunno modifiche dell'OCM all'interno della nuova PAC. Per quanto riguarda i fondi mutualistici il ministro promette di insistere su una soluzione nazionale perchè quella dei PSR non avrebbe una dotazione sufficiente.

Non è stato dimenticato il problema degli sbarramenti fitosanitari a livello di commercio internazionale e sarà intensificata l'azioni di penetrazione nei confronti di paesi come gli Stati Uniti per aprire le frontiere alle nostre mele e pere. Purtroppo la reticenza americana non si basa più su ragioni tecniche ma rimangono in essere quelle politiche. Come esempio positivo è stato citata la Cina (che nel giro di 2-3 anni ha già importato 14.000 tonnellate di kiwi italiano) ed anche l'apertura imminente al kiwi italiano del mercato Sud Coreano.

In Italia
La la partita più importante, sempre secondo Catania, la si gioca a livello nazionale e cioè a Roma. Infatti non ha dimenticato di menzionare l'azione del suo ministero a favore dell'attenuazione dell'IMU sui fabbricati rurali ed ha insistito anche sulla necessità di mettere in campo l'interprofessione dando ragione a Rabboni. Purtroppo a quei tavoli per una ragione o per l'altra manca spesso la GDO che pertanto non aiuta la soluzione dei problemi. Catania ha detto anche testualmente "...dell'art. 62 avremmo anche fatto a meno" ma che per il momento non ci sono le condizioni.

L'aggregazione dell'offerta
Un altro tema scottante è quello dell'aggregazione dell'offerta. Catania a questo proposito ha fatto due affermazioni forti: da un lato ha sottolineato l'assoluta necessità dell'aggregazione dell'offerta affermando che senza di essa "tutto sarà un pagliativo". Ma ha aggiunto che "...è troppo volte ci si è "incartati" sulle formule fra cooperative, O.P. e altro. Le modalità di aggregare l'offerta sono molteplici e non sono solo le cooperative a poter dare risposte per tutto. Dovranno essere studiate ed adottate nuove forme di associazione che tengano conto delle diverse realtà che sono ben diverse fra prodotto e prodotto e fra regione e regione"

lunedì 9 aprile 2012

LA CHIMICA NELL'ORTOFRUTA

Nell’ultimo numero de l’Espresso ha fatto discutere gli ambienti ortofrutticoli un articolo a firma di Agnese Cadignola intitolato “Quanta chimica in quella mela”.



In pratica si denuncia il fatto che i prodotti ortofrutticoli sono spesso talmente perfetti che sembrano “giochi di plastica, privi di difetti, lucenti e omologati” insinuando il dubbio che tutto sia ottenuto in modo innaturale e soprattutto con la chimica.

Non voglio e non posso entrare in tutti i dettagli ma vorrei qui difendere me stesso perché tempo fa ho deciso di continuare a comprare e far consumare alla mia famiglia ortofrutta prodotta in modo tradizione anche se c’è da tempo a disposizione una soddisfacente offerta prodotti biologici.

Ho preso questa decisione sulla base dei seguenti ragionamenti: Consumiamo da tempo molto ortofrutta e nella mia cerchia non noto danni particolari, registro che i controlli effettuati regolarmente da enti statali (ma in Germania anche da Greenpeace) certificano che non più del 2 % delle merci supera i limiti dei residui ammessi per legge. Seguo da tempo i processi produttivi e vedo che soprattutto con il metodo della produzione integrata (che con l’aiuto del controllo degli insetti permette una forte diminuzione dei pesticidi in campagna) e lavo con particolare cura le specie che hanno più bisogno di protezione chimica perché sono più facilmente attaccati dalle malattie (es. fragole e orticole a foglia).

Per il resto è la maggioranza dei consumatori che guida i dettaglianti nella loro offerta: sono essi che scelgono sempre il prodotto più bello, più grosso, più colorato. Che c’è di male se il produttore si ingegna per venire incontro a queste esigenze?? Non hanno fatto così già i nostri antenati quando hanno selezionato in natura e riprodotto vicino a casa i semi più grossi, le foglie più tenere ed i frutti più appariscenti di dolce?

Le esigenze della moderna distribuzione fanno il resto: si ha bisogno di grandi masse di calibri uniformi, di frutta che non sfiorisce, di ortaggi che non appassiscono. Ma ci sono tanti metodi naturali per venire incontro a queste esigenze: in campagna le verdure si piantano a una certa distanza, sull’albero si dirada i frutti troppo piccoli, in magazzino ci sono enormi calibratrici elettroniche che con il laser prendono le misure esterne del frutto e misurano persino i gradi zuccherini dell’interno senza intaccare minimamente il prodotto.

Per una più lunga conservazione è di grande aiuto la refrigerazione ma anche la regolazione delle atmosfere all’interno delle celle frigorifere o delle confezioni di plastica. In pratica riducendo artificialmente la percentuale di ossigeno la frutta così trattata va in letargo rallentando la respirazione e pertanto il decadimento della polpa.

La chimica esiste ma con l’andar del tempo è stata ridotta e resa più blanda. Negli anni sono stati aboliti il DDT, il DPA ed ultimamente anche l'etossichina. I tempi di carenza sono sempre meglio studiati ed anche osservati. Se vogliamo nutrire l'umanità non potremo fare a meno della chimica ma potremo certamente renderla sempre più innocua. Ma per chi nonostante tutto cerca di meglio la soluzione c'è già: convertirsi al biologico.

Io non mi sono ancora deciso per diversi motivi:
La purezza assoluta non esiste, il gusto non migliora, l'assortimento è sempre scarso, la qualità raramente è al cento percento, devo accettare tutta merce preconfezionata perché ci vuole la garanzia di un imballaggio chiuso ed i prezzi sono ancora troppo alti.


martedì 3 aprile 2012

ORTOFRUTTA COME VINO ?

Un tema a me caro è stato introdotto ex novo da Roberto della Casa in un suo fondo recente: la promozione dell'ortofrutta italiana e la promozione del consumo di ortofrutta in genere.

L'aggancio di Della Casa lo trova al Vinitaly in una frase del guru del vino Angleo Gaya che recita:  ".....insistere sull'alta qualità, sulla distintività delle nostre tradizioni per aumentare il loro valore perchè, malgrado i primati, le nostre bottiglie in media, valgono un terzo di quelle francesi".


Il vino non è facilmente paragonabile all'ortofrutta perchè non marcisce ma anche un frutto può dare emozioni simili a un bicchier di vino se si tratta di vera qualità. Se pensiamo quanto è sfuggente l'emozione che un giapponese prova di fronte a un albero di ciliegi in fiore capiamo che anche assaggiare un buon grappolo d'uva o un cachi maturo al punto giusto può entusiasmare. Ma devono essere al massimo delle loro proprietà.

Nel vino tutto è partito dopo lo Tsunami del Metanolo. Fino a quel momento almeno in Italia la quasi totalità del vino era massa senza personalità. L'importante era il volume ed il prezzo. Dopo lo scandalo della sofisistcazione, con anche dei morti, il clima era quello giusto per far emergere la vera qualità. E ci si sono messi in tanti a garantire qualità con il coraggio di chiedere il giusto prezzo per quella qualità.

Tutto il resto segue: Se si riesce a ricavare il giusto prezzo si può investire in qualità ed aumentarla anno dopo anno. Prima quel giusto prezzo lo prendevano solo i francesi. Oggi tante etichette italiane riescono a realizzarlo per la gioia propria e dei loro clienti.

LA FRUTTA invece cosa fa? Continua a cercare di contenere i costi e di conseguenza i prezzi per accontentare la GDO. I consumatori sono sempre più insoddisfatti perchè manca il piacere della bontà ed i consumi calano. Di conseguenza l'offerta supera sempre la domanda ed il settore si avvita in una caduta senza fine.

Se nel settore vitivinicolo non si fosse mossa tempestivamente l'Istituto per il Commercio Estero con una campagna promozionale internazionale senza precedenti gli sforzi pur meritevoli dei viticoltori  non avrebbero forse prodotto tanto successo. Anche l'ortofrutta potrebbe ripartire dall'eccezionale cirisi di questi anni riorganizzando le produzioni e la distribuzione. La nuova ICE potrebbe essere incaricata di ripetere il miracolo del vino e basandosi sulla professionalità di tutto il settore comunicare al mondo intero che la frutta italiana, oltre a nutrire in modo sano, sa anche creare emozioni.