lunedì 27 febbraio 2012
Grande Inizio Della Stagione Fragole
Siamo abituati a vedere belle fragole spagnole nei supermercati nostrani già a inizio Febbraio. Ma qui, in un negozio di ortofrutta specializzato si è presentato un bel prodotto di provenienza sicuramente italiana. Forse solo la ciliegia ha il flair che hanno le fragole. Basta consultare il WEB per capire quanta attenzione gode questo frutto. Il bello è che la sua popolarità è costante in tutte le stagioni dell'anno.
Se ne sono accorti anche i produttori in Italia ed insieme ai vivaisti ed alle centrali della commercializzazione hanno sviluppato un'industria che ormai permette di offrire fragole italiane ininterrottamente quasi per 12 mesi. Sfruttando tutte le zone di produzione del Nord e del Sud d'Italia, tutte le altitudini e mettendo a punto anche le varietà rifiorenti che maturano frutti sia in primavera che in autunno si riesce già a coprire molti mesi. Le varie tecniche di produzione in serre riscaldate o tunnel di plastica aumentano ancora a dismisura le potenzialità della produzione e di conseguenza della distribuzione.
Poter evitare lunghi trasporti da Israele, Egitto, Marocco o Spagna non solo farebbe risparmiare soldi ai consumatori ma ridurrebbe anche l'inquinamento atmosferico contribuendo a diminuire almeno in parte il riscaldamento del pianeta.
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domenica 26 febbraio 2012
COME FINANZIARE UN CRISIS MANAGEMENT
UNA SPECIE DI POLIZZA ASSICURATIVA LA SOLUZIONE DEL CRISIS MANAGEMENT?
Tutti hanno potuto recentemente osservare in più occasioni i danni enormi causati da
incidenti lungo la filiera che mettono in forse la salute del consumatore. Il problema
è stato anche tema di vari interventi in convegni rivolti agli specialisti della produzione
e della distribuzione ortofrutticola.
Ma se anche non manca la consapevolezza del pericolo finora non ho visto da nessuna parte
la predisposizione di un piano per affrontare il nefasto evento. Ogni volta si ripete il solito
copione: da un evento più o meno limitato nasce una notizia prima su un quotidiano o su
una rete televisiva, altri media se ne impadroniscono, gonfiando spesso le conseguenze
negative del fatto ed immediatamente attraverso i social media l'allarme si diffonde in ogni dove.
Gli addetti del settore capiscono quasi sempre immediatamente la natura ed i limiti dell'evento
ma non riescono a trasmettere ai media le loro spiegazioni. Da un lato manco uno studio
tecnico serio ed immediato del problema, dall'altro non esiste un centro che possa raccogliere
e diffondere autorevolmente gli approfondimenti che pure i giornalisti cercano.
Tenere sull'attenti una struttura ad hoc in attesa degli eventi sarebbe troppo costoso per chiunque
ma d'altra parte se la disgrazia capita ci vuole una grande forza lavoro immediatamente
disponibile per coordinare le fonti, raccogliere e diffondere comunicati stampa e dichiarazioni
autorevoli.
Una delle soluzioni possibili sarebbe quella di stipulare con un'agenzia specializzata un contratto
che prevede una serie di prestazioni ben codificate in caso di crisi e che invece di essere pagato per
il singolo evento prevedesse il versamento di premi trimestrali o annuali indipendentemente da
quanto succede nel periodo.
Se l'onere fosse suddiviso fra le varie categorie di produttori e distributori sarebbe insignificante per
il singolo ma sarebbe di grande aiuto sia alla filiera che ai consumatori perché la reazione sarebbe
immediata ed eviterebbe gran parte dell'allarme che purtroppo certe news diffuse in modo
incontrollato
Tutti hanno potuto recentemente osservare in più occasioni i danni enormi causati da
incidenti lungo la filiera che mettono in forse la salute del consumatore. Il problema
è stato anche tema di vari interventi in convegni rivolti agli specialisti della produzione
e della distribuzione ortofrutticola.
Ma se anche non manca la consapevolezza del pericolo finora non ho visto da nessuna parte
la predisposizione di un piano per affrontare il nefasto evento. Ogni volta si ripete il solito
copione: da un evento più o meno limitato nasce una notizia prima su un quotidiano o su
una rete televisiva, altri media se ne impadroniscono, gonfiando spesso le conseguenze
negative del fatto ed immediatamente attraverso i social media l'allarme si diffonde in ogni dove.
Gli addetti del settore capiscono quasi sempre immediatamente la natura ed i limiti dell'evento
ma non riescono a trasmettere ai media le loro spiegazioni. Da un lato manco uno studio
tecnico serio ed immediato del problema, dall'altro non esiste un centro che possa raccogliere
e diffondere autorevolmente gli approfondimenti che pure i giornalisti cercano.
Tenere sull'attenti una struttura ad hoc in attesa degli eventi sarebbe troppo costoso per chiunque
ma d'altra parte se la disgrazia capita ci vuole una grande forza lavoro immediatamente
disponibile per coordinare le fonti, raccogliere e diffondere comunicati stampa e dichiarazioni
autorevoli.
Una delle soluzioni possibili sarebbe quella di stipulare con un'agenzia specializzata un contratto
che prevede una serie di prestazioni ben codificate in caso di crisi e che invece di essere pagato per
il singolo evento prevedesse il versamento di premi trimestrali o annuali indipendentemente da
quanto succede nel periodo.
Se l'onere fosse suddiviso fra le varie categorie di produttori e distributori sarebbe insignificante per
il singolo ma sarebbe di grande aiuto sia alla filiera che ai consumatori perché la reazione sarebbe
immediata ed eviterebbe gran parte dell'allarme che purtroppo certe news diffuse in modo
incontrollato
lunedì 20 febbraio 2012
Gli imballaggi sul punto vendita, solo punti di vista?
In occasione del Frische Forum che ha aperto come ogni anno il grande evento ortofrutticolo berlinese, la Fruitlogistica, ho assistito a un interessante battibecco fra due relatori. Il direttore commerciale di una catena di supermercati tedeschi ha affermato che c'è bisogno di maggior semplificazione in fatto di preconfezioni e di maggior attenzione all'ambiente tornando a offrire i prodotti ortofrutticoli con il momento possibile di fardello imballaggistico.
Si verrebbe così incontro a un generale sentimento del pubblico, sempre più insofferente al grande spreco di carte e di plastiche e sempre più attento al risparmio in ogni sua forma, dunque anche in fatto di confezioni.
La tesi era stata presentata con grande enfasi e sembrava aver convinto il pubblico. Ma quando un responsabile marketing di un importante distributore inglese ha detto esattamente il contrario il giudizio precedente è stato messo fortemente in dubbio da un ragionamento molto semplice: Le ricerche, almeno sul mercato inglese, dimostrano che al consumatore non interessa tanto il prezzo a libbra o a kilo ma vuol sapere soprattutto cosa gli costa il prodotto che vede e che gli sta bene come quantità.
A queste esigenze risponde immediatamente una piccola confezione che presenta tutto quanto contiene in modo accattivante ed indica in modo altrettanto evidente l’importo che l’acquirente deve sborsare.
Gli inglesi spingono questo concetto anche molto avanti quando per esempio offrono nello stesso vassoi etto un grappolo di uva bianca ed uno di uva rossa o nera oppure quando nella stessa confezione presentano due frutti più maturi, per il consumo immediato, degli altri due. Con questo metodo riescono anche a vendere calibri molti piccoli chiamandoli “for kids” per bambini, a misura di bimbo o bimba.
Personalmente preferisco poter scegliere in un grande imballo o anche in un piccolo bin i frutti che più mi convincono ma vedendo da anni il grande successo delle preconfezioni sono tentato di credere alla tesi degli inglesi. Ma più che di indovinare credo che ognuno dovrebbe fare le sue ricerche di mercato e decidere sulla base di cifre quale strategia portare in campo. E certamente ci saranno differenze perché anche i consumatori hanno le loro abitudini. E queste dipendono dallo stile e dai ritmi di vita, da gusti e dai borsellini.
Si verrebbe così incontro a un generale sentimento del pubblico, sempre più insofferente al grande spreco di carte e di plastiche e sempre più attento al risparmio in ogni sua forma, dunque anche in fatto di confezioni.
La tesi era stata presentata con grande enfasi e sembrava aver convinto il pubblico. Ma quando un responsabile marketing di un importante distributore inglese ha detto esattamente il contrario il giudizio precedente è stato messo fortemente in dubbio da un ragionamento molto semplice: Le ricerche, almeno sul mercato inglese, dimostrano che al consumatore non interessa tanto il prezzo a libbra o a kilo ma vuol sapere soprattutto cosa gli costa il prodotto che vede e che gli sta bene come quantità.
A queste esigenze risponde immediatamente una piccola confezione che presenta tutto quanto contiene in modo accattivante ed indica in modo altrettanto evidente l’importo che l’acquirente deve sborsare.
Gli inglesi spingono questo concetto anche molto avanti quando per esempio offrono nello stesso vassoi etto un grappolo di uva bianca ed uno di uva rossa o nera oppure quando nella stessa confezione presentano due frutti più maturi, per il consumo immediato, degli altri due. Con questo metodo riescono anche a vendere calibri molti piccoli chiamandoli “for kids” per bambini, a misura di bimbo o bimba.
Personalmente preferisco poter scegliere in un grande imballo o anche in un piccolo bin i frutti che più mi convincono ma vedendo da anni il grande successo delle preconfezioni sono tentato di credere alla tesi degli inglesi. Ma più che di indovinare credo che ognuno dovrebbe fare le sue ricerche di mercato e decidere sulla base di cifre quale strategia portare in campo. E certamente ci saranno differenze perché anche i consumatori hanno le loro abitudini. E queste dipendono dallo stile e dai ritmi di vita, da gusti e dai borsellini.
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venerdì 10 febbraio 2012
FRUITLOGISTICA 2012 - ESPOSITORI PERPLESSI
Ancora non ci sono cifre ufficiali ma anche quando saranno pubblicate ci sará chi non ci crede perché ha avuto una sensazione netta, positiva o negativa, che non lo convincerà delle versioni ufficiali. Dalla mia esperienza personale, a prescindere dal numero di visitatori , posso solo riferire di sensazioni positive e raccontare di mille incontri utilissimi con un gran numero di persone proveniente da ogni parte del mondo.
Voglio qui solo soffermarmi su come i vari espositori affrontano questo importante momento dell'anno che per altri 12 mesi non si ripresenterà: più da lontano vengono più si preparano! Gli italiani sono tanti ma il simbolo é Piazza Italia: una fortezza costruita per permetter l'accesso solo ad amici e clienti consolidati, i cinesi sono (relativamente) tanti, si mettono "in piazza" esponendo frutta ed avvicinano fisicamente chiunque si ferma per osservare una loro merce in esposizione.
Naturalmente ci sono Spagnoli o Messicani che si comportano in vari modi intermedi ma i produttori e gli esportatori italiani faranno bene a tenere un occhio vigile su tutti i competitors che per necessita o per convenienza cercano di guadagnare quote di mercato a spese dell'affermata quota italiana. Anche per questo probabilmente le "fette" di mercato del prodotto italiano diminuiscono anno dopo anno. È urgente la messa in campo di menti giovani che avvicinano il mondo di oggi in un modo meno pragmatico e con meno preconcetti. Non possiamo sperare che le amicizie con singoli buyer durino per sempre, dobbiamo adeguarci ai metodi odierni per arraffare ordini. Che spesso sono molto semplici ma se portati avanti in massa grande con molta truppa e molti mezzi prima o dopo raccoglie successi.
Voglio qui solo soffermarmi su come i vari espositori affrontano questo importante momento dell'anno che per altri 12 mesi non si ripresenterà: più da lontano vengono più si preparano! Gli italiani sono tanti ma il simbolo é Piazza Italia: una fortezza costruita per permetter l'accesso solo ad amici e clienti consolidati, i cinesi sono (relativamente) tanti, si mettono "in piazza" esponendo frutta ed avvicinano fisicamente chiunque si ferma per osservare una loro merce in esposizione.
Naturalmente ci sono Spagnoli o Messicani che si comportano in vari modi intermedi ma i produttori e gli esportatori italiani faranno bene a tenere un occhio vigile su tutti i competitors che per necessita o per convenienza cercano di guadagnare quote di mercato a spese dell'affermata quota italiana. Anche per questo probabilmente le "fette" di mercato del prodotto italiano diminuiscono anno dopo anno. È urgente la messa in campo di menti giovani che avvicinano il mondo di oggi in un modo meno pragmatico e con meno preconcetti. Non possiamo sperare che le amicizie con singoli buyer durino per sempre, dobbiamo adeguarci ai metodi odierni per arraffare ordini. Che spesso sono molto semplici ma se portati avanti in massa grande con molta truppa e molti mezzi prima o dopo raccoglie successi.
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mercoledì 8 febbraio 2012
FRUITLOGISTICA DECOLLATA
Per gli addetti ai servizi, al commercio ed alla distribuzione ortofrutticola l´appuntamento di Berlino e´ ormai un impegno inderogabile. Non e´ certamente il tempo ad invogliare in questa interessante città in questo periodo ma ogni anno gli incontri di Fruitlogistica permettono a tutti un riposizionamento ed un aggiornamento inderogabile.
Nel giro di tre giorni il mondo intero ti passa davanti, o attraverso le conferenze che spaziano su tutti i temi più attuali oppure con gli scambi di informazioni multi direzionali che solo in questo consesso sono possibili.
Uno degli esercizi più utili e´ lo studio del catalogo prima dell´inaugurazione perché si capiscono subito i pesi e le misure delle forze che la produzione e l´import-export europeo generano in tutto il mondo. Al di là delle apparenze scintillanti di tanti padiglioni e di tanti stand pieni di frutta fresca si può prendere nota leggendo le cifre che l´Italia e´ il paese più rappresentato e che per esempio l´Egitto con il forte calo delle presenze accusa le conseguenze nefaste delle vicende politiche che hanno preso l´ inizio proprio un anno fa.
Ma quel che nessuna descrizione e nessuna raffigurazione mediatica può raccontare e´ l´ incredibile sensazione della grande massa di persone, espositori come anche visitatori, può generare. Si tratta di un quadro che da solo testimonia la grande vitalità di questo settore che inorgoglisce chi ne fa parte. Grande sarebbe per chiunque dei partecipanti il dispiacere di non poter un giorno più far parte di questa truppa che giorno dopo giorno, ogni settimana, ogni mese dell´anno si danna per dare da mangiare sia alla propria famiglia a casa come anche a tutti gli abitanti della terra.
Il coronamento di questo sentimento e´ la consapevolezza di trattare un prodotto assolutamente sano che al contrario di altre merci che tanto clamore fanno, e´destinato unicamente di far crescere i ragazzi e di nutrire gli adulti con cose che non danneggiano la salute ma anzi costituiscono piacere.
Forse tutto questo mondo messo insieme dovrebbe impegnarsi di più a far apprezzare degnamente il valore di questi prodotti alimentari che meriterebbero prezzi tali da comunicare da soli l´impegno di tanti che c´ e´ dietro ogni frutto, ogni ortaggio. Non dovrebbe succedere che un kilo di frutta o verdura costi talmente poco da non poter generare ribrezzo al pensiero di buttarlo prima di consumarlo perché lo si é negletto nella fruttiera o in frigo.
Nel giro di tre giorni il mondo intero ti passa davanti, o attraverso le conferenze che spaziano su tutti i temi più attuali oppure con gli scambi di informazioni multi direzionali che solo in questo consesso sono possibili.
Uno degli esercizi più utili e´ lo studio del catalogo prima dell´inaugurazione perché si capiscono subito i pesi e le misure delle forze che la produzione e l´import-export europeo generano in tutto il mondo. Al di là delle apparenze scintillanti di tanti padiglioni e di tanti stand pieni di frutta fresca si può prendere nota leggendo le cifre che l´Italia e´ il paese più rappresentato e che per esempio l´Egitto con il forte calo delle presenze accusa le conseguenze nefaste delle vicende politiche che hanno preso l´ inizio proprio un anno fa.
Ma quel che nessuna descrizione e nessuna raffigurazione mediatica può raccontare e´ l´ incredibile sensazione della grande massa di persone, espositori come anche visitatori, può generare. Si tratta di un quadro che da solo testimonia la grande vitalità di questo settore che inorgoglisce chi ne fa parte. Grande sarebbe per chiunque dei partecipanti il dispiacere di non poter un giorno più far parte di questa truppa che giorno dopo giorno, ogni settimana, ogni mese dell´anno si danna per dare da mangiare sia alla propria famiglia a casa come anche a tutti gli abitanti della terra.
Il coronamento di questo sentimento e´ la consapevolezza di trattare un prodotto assolutamente sano che al contrario di altre merci che tanto clamore fanno, e´destinato unicamente di far crescere i ragazzi e di nutrire gli adulti con cose che non danneggiano la salute ma anzi costituiscono piacere.
Forse tutto questo mondo messo insieme dovrebbe impegnarsi di più a far apprezzare degnamente il valore di questi prodotti alimentari che meriterebbero prezzi tali da comunicare da soli l´impegno di tanti che c´ e´ dietro ogni frutto, ogni ortaggio. Non dovrebbe succedere che un kilo di frutta o verdura costi talmente poco da non poter generare ribrezzo al pensiero di buttarlo prima di consumarlo perché lo si é negletto nella fruttiera o in frigo.
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martedì 7 febbraio 2012
BERLINO - APPROVVIGIONAMENTI DI ORTOFRUTTA DA QUI AL 2020
Quando per questo 31mo Frische Forum (Forum del Fresco) hanno scelto il tema evidenziato nel titolo si sono probabilmente ispirati al grande alarme montato intorno alle speculalzioni sui prodotti commodity tipo granaglia, zucchero, mais ecc.
Ma fin dall´ínizio dei lavori si e´capito che nessuno dei relatori aveva intenzione di avvallare la tesi della scarsita´di ortofrutta negli anni a venire. Tutti erano piuttosto d´accordo nell´affermare che purtroppo la produzione in Europa era troppa e che i paesi dell´emisfero sud stavano spostando le loro preferenze verso i mercati asiatici perche´ da quelle parti la remunerazione era piu interessante.
Uno dei fattori che spiegano questi sviluppi e´certamente il fatto indiscusso che mentre per esempio il tedesco medio spende l´11 % del suo reddito per procurarsi i prodotti alimentari gli asiatici erano ancora mediamente su livelli del 30 o anche 40 %.
La critica piu´ feroce era piuttosto rivolta prevalentemente alla Grunde Distribuzione europea che non sfruttando altre leve tranne quella dei prezzi per convincere i consumatori ad avvicinarsi all´ortofrutta si sta facendo la gueerra unincamente sui prezzi con il risultato di abbassare generalmente la qualita´della merce in offerta che proprio per quella ragione invece di avvicinare i consumatori li allontanano. I cali di consumo che le statistiche di tutti i paesi Europei evidenziano da qualche anno a questa parte ne sono una conferma.
Cosa fare dunque per migliorare questa situazione di stallo che ormai e´ innegabile? L´unico suggerimento degno di nota viene suggerito da un importatore Europeo che recentemente ha acqusitito una ditta neozelandese rinomata per i suoi kiwi e le sue mele: ha detto che da quella posizione potevano servire non solo i mercati europei ma anche quelli emergenti dell´ Asia ed una volta entrato nei mercati asiatici con quel prodotto e quella marca potevano sperare di commercializzare anche prodotti europei attraverso gli stessi canali. In pratica ha voluto ricordare che nel mondo globalizzato di oggi le esportazioni non saranno solo dall´emisfero sud verso l´emisfero nord ma viceversa o anche tra paesi dello stesso emisfero
Ma fin dall´ínizio dei lavori si e´capito che nessuno dei relatori aveva intenzione di avvallare la tesi della scarsita´di ortofrutta negli anni a venire. Tutti erano piuttosto d´accordo nell´affermare che purtroppo la produzione in Europa era troppa e che i paesi dell´emisfero sud stavano spostando le loro preferenze verso i mercati asiatici perche´ da quelle parti la remunerazione era piu interessante.
Uno dei fattori che spiegano questi sviluppi e´certamente il fatto indiscusso che mentre per esempio il tedesco medio spende l´11 % del suo reddito per procurarsi i prodotti alimentari gli asiatici erano ancora mediamente su livelli del 30 o anche 40 %.
La critica piu´ feroce era piuttosto rivolta prevalentemente alla Grunde Distribuzione europea che non sfruttando altre leve tranne quella dei prezzi per convincere i consumatori ad avvicinarsi all´ortofrutta si sta facendo la gueerra unincamente sui prezzi con il risultato di abbassare generalmente la qualita´della merce in offerta che proprio per quella ragione invece di avvicinare i consumatori li allontanano. I cali di consumo che le statistiche di tutti i paesi Europei evidenziano da qualche anno a questa parte ne sono una conferma.
Cosa fare dunque per migliorare questa situazione di stallo che ormai e´ innegabile? L´unico suggerimento degno di nota viene suggerito da un importatore Europeo che recentemente ha acqusitito una ditta neozelandese rinomata per i suoi kiwi e le sue mele: ha detto che da quella posizione potevano servire non solo i mercati europei ma anche quelli emergenti dell´ Asia ed una volta entrato nei mercati asiatici con quel prodotto e quella marca potevano sperare di commercializzare anche prodotti europei attraverso gli stessi canali. In pratica ha voluto ricordare che nel mondo globalizzato di oggi le esportazioni non saranno solo dall´emisfero sud verso l´emisfero nord ma viceversa o anche tra paesi dello stesso emisfero
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lunedì 6 febbraio 2012
La pera ABATE FETEL si fa notare
Le riviste sono piene di immagini di pere Abate Fetel ed anche a Berlino, nel bel mezzo del piazzale principale di FRUITLOGISTICA svetta un totem ben visibile raffigurante una pera Abate, quella con il cuore di Mr. Fruitness del CSO, del Consorzio IGP pere Emilia Romagna.
E' forse un'annata che ci voleva. Non dico per i prezzi per amor del cielo perchè più bassi di così non si può. Ma propongo di vederla con gli occhi di un mio amico importatore inglese che negli anni quando l'Italia dominava i mercati della frutta estiva usava dire che, quando c'era la famosa settimana di piena con i prezzi a terra,: i produttori italiani stanno facendo la settimana promozionale.
Il suo concetto era che in quel momento lui poteva chiamare ogni suo cliente, anche quello più recalcitrante, e convincerlo di mettere sui suoi scaffali quel prodotto. Tanti consumatori assaggiavano forse per la pirma volta questo frutto e molti diventavano in seguito amici fedeli. I consumi aumentarono di anno in anno.
Oggi queste stuazioni non capitano più, tutto è sotto controllo anche perchè le spese della distribuzione sono tante. Ma è sperabile che fra i tanti lati negativi questa campagna pere abbia almeno il merito di riavvicinare a questo delizioso frutto consumatori da ritrovare anche in futuro
E' forse un'annata che ci voleva. Non dico per i prezzi per amor del cielo perchè più bassi di così non si può. Ma propongo di vederla con gli occhi di un mio amico importatore inglese che negli anni quando l'Italia dominava i mercati della frutta estiva usava dire che, quando c'era la famosa settimana di piena con i prezzi a terra,: i produttori italiani stanno facendo la settimana promozionale.
Il suo concetto era che in quel momento lui poteva chiamare ogni suo cliente, anche quello più recalcitrante, e convincerlo di mettere sui suoi scaffali quel prodotto. Tanti consumatori assaggiavano forse per la pirma volta questo frutto e molti diventavano in seguito amici fedeli. I consumi aumentarono di anno in anno.
Oggi queste stuazioni non capitano più, tutto è sotto controllo anche perchè le spese della distribuzione sono tante. Ma è sperabile che fra i tanti lati negativi questa campagna pere abbia almeno il merito di riavvicinare a questo delizioso frutto consumatori da ritrovare anche in futuro
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domenica 5 febbraio 2012
DISARMO RECIPROCO
Vorrei qui proporre anche per il mondo ortofrutticolo italiano quanto Mario Monti ha indicato oggi a Monaco di Baviera riferendosi a tutto il paese:
Dal Corriere.it:
“…Così ha detto Mario Monti intervenendo alla Conferenza internazionale sulla sicurezza in corso a Monaco di Baviera. Il presidente del Consiglio ha parlato del «caso italiano», «un esperimento interessante: « Il Paese in piena emergenza ha sentito la necessità di un governo che potesse creare un disarmo reciproco e temporaneo tra i partiti e varare riforme importanti».
I contendenti in questione nel nostro caso sono la galassia delle cooperative fra produttori ortofrutticoli ed i commercianti ortofrutticoli. I due mondi sono in guerra da quando negli anni ’60 i produttori vollero cimentarsi anche della fase commerciale della distribuzione all’ingrosso dei loro prodotti e con l’aiuto dei finanziamenti europei ed italiani misero in piedi le strutture che dovevano permettere una commercializzazione in proprio per dare più reddito ai soci.
I commercianti operanti nelle zone di produzione, trasformando e collocando sui mercati nazionali ed internazionali gli stessi prodotti, si trovarono in difficoltà di approvvigionamento di materie prime perché una parte sempre più cospicua veniva sottratta alla loro disponibilità. Molti di loro hanno dovuto chiudere i battenti da allora per queste ragioni. Molta professionalità, soprattutto internazionale, andò persa.
Nel frattempo comunque le cooperative (oggi spesso OP) hanno organizzato la produzione in modo adeguato come forse i commercianti-esportatori non avrebbero mai potuto fare: hanno introdotto per esempio i metodi della produzione integrata ed hanno concentrato l’offerta per rispondere meglio alle esigenze della GDO italiana. Quello che hanno fatto dal lato distributivo non lo può chiamare commercio ma piuttosto servizio: lavorazione e confezionamento adeguate alle esigenze dei supermercati, accordi stagionali e garanzie di continuità e salubrità.
Gli aspetti commerciali però sono rimasti fortemente dominata dai commercianti che di fatto continuano a controllare più del 50 % della produzione ed il 70 % delle esportazioni imponendo gli orientamenti iniziali dei prezzi ogni stagione e rifiutando ogni tipo di accordo per azioni concordate in fatto autoregolamentazioni, di strumenti di marketing o di promozione. Se lo possono fare vorrà però dire che riescono ancora ad accontentare almeno la metà dei produttori ortofrutticoli anche non disponendo di tutte le leve finanziarie che attraverso Bruxelles arrivano alle cooperative.
SITUAZIONE DI STALLO
Chiamerei questa una situazione di stallo e per evitare un collasso collettivo come conseguenza della mancanza di decisioni una fase di tregua o meglio di un disarmo reciproco, del tipo del governo di tecnici di Mario Monti, potrebbe essere la soluzione.
Il risultato finale dovrebbe portare al miglioramento degli introiti dei produttori siano essi singoli o associati lasciando loro liberi di scegliere la forma di collocamento dei propri prodotti ma mettendo le due componenti interessate nelle stesse condizioni garantendo anche al produttore che non volesse associarsi, insieme al suo interlocutore commerciale, gli stessi privilegi di chi è associato. Avvantaggiare una sola parte vuol dire operare una distorsione dell’offerta e generare privilegi che non hanno niente a che fare con il libero mercato.
La conseguenza immediata sarebbe quella di rimettere in campo tutte le forze che vanno oltre a quelle dei servizi che fin qui vengono comunque ottimamente offerti. Mi riferisco al rafforzamento ed al sostegno del puro commercio che, con l’assunzione di rischi e di azioni coraggiose, costituisce la molla per ogni conquista di nuovi mercati o di nuove quote di mercato.
La merce, sia la materia prima che i prodotti già lavorati e confezionati, sarebbero accessibili a tutti gli operatori e la promozione e la pubblicità sarebbero fatte di comune accordo perché è interesse di tutti aumentare la presenza dei prodotti su ogni mercato e su ogni nicchia di mercato. Togliere dai mercati tradizionali anche solo il 5 % di pressione esportando equivarrebbe a un automatico aumento dei prezzi realizzabili. Pensiamo solo quante nicchie esistono in un mercato globale dove già adesso sono 65 i paesi che importano kiwi italiano. Ma all’ONU sono iscritti oltre 200 paesi il che vuol dire che è teoricamente possibile raddoppiare i paesi clienti di kiwi, ma in seguito a questi poi anche i paesi potenziali clienti di tante altre specie ortofrutticole italiane che meriterebbero più spinta verso l’internazionalizzazione.
Per fare questo importante salto in avanti c’è bisogno di tanta nuova forza lavoro perché al momento in tutti gli uffici commerciali manca personale. Sarebbero necessari tanti puri Import-Export specializzati ma si dovrebbe tenere in considerazione anche il grande numero di operatori con mentalità commerciale presenti sul territorio (anche sui mercati all’ingrosso) di tutt’Italia. Non sanno la lingua inglese?? La formazione è gratuita ed oggigiorno obbligatoria per tutti! La speranza di conquista di nuovi clienti e di nuovi mercati insieme alla prospettiva di possibili guadagni rimetterebbe in corsa l’ortofrutta italiana e anzi, potrebbe rilanciarla verso conquiste insperate. In fondo i nostri concorrenti o sono dominatori del mondo e pertanto irraggiungibili (gli americani) o hanno prodotti inferiori (vedi le pere olandesi o le mele francesi). La distrazione italiana ha permesso il sorpasso degli spagnoli ma se si riuniscono di nuovo le forze aderendo a un disarmo reciproco la partita potrà essere riaperta.
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mercoledì 1 febbraio 2012
AUMENTARE IL CONSUMO E' POSSIBILE
Chi si occupa di media si deve per forza confrontare giorno dopo giorno con i temi più trattati del momento. Rimanendo nell'ambito ortofrutticolo generalmente si focalizzano su problemi di attualità che hanno a che fare a rotazione con le variazioni delle produzioni, della stagione, dei mercati, dei comportamenti dei concorrenti, dei consumi.
Un tema però non scompare mai: quello della salute e dell'influenza benefica che il consumo di ortofrutta ha sull'organismo umano. Il fatto è importante ma la mole di news che giorno dopo giorno viene pubblicata da giornali e riviste e dibattute in Radio e TV non fa che confondere le idee perchè l'impressione che rimane è quella che l'ortofrutta fresca genericamente fa bene ma questo purtroppo non è una novità.
Ci vorrebe chi (per esempio la squadra organizzatasi recentemente intorno al progetto ORTOFRUTTA D'ITALIA del CSO (centro Servizi Ortofrutticoli) si decidesse a coordinare con l'aiuto di un comitato medico-scientifico questo flusso di informazioni ed iniziasse a focalizzare l'attenzione prodotto per prodotto. E' per esempio ormai risaputo che mangiare Kiwi aiuta l'intestino a migliorare le sue funzioni, questo fatto potrebbe essere maggiormente studiato e commentato da medici e finire come notizia su tanti media. Diversi prodotti diminuiscono l'incidenza di tumori al seno o al colon e questi potrebbero essere maggiormente pubblicizzati sottolineando questa funzione. Tante specie possono anche migliorano le funzioni della circolazione arteriosa e non c'è dubbio che esista un grande pubblico interessato a queste problematiche.
Una volta organizzata la squadra scientifica iniziare ad animare blog e social media come Facebook diventerbbe un gioco da ragazzi. Ma con grandissima risonanza anche presso i giovani che hanno bisogno di consigli per una migliore alimentazione.
Potrebbe insomma svilupparsi intorno a questi temi un movimento adatto a rilanciare il consumo di ortofrutta fresca. Con questo sistema NUCIS è riuscito ad invertire la tendenza che nel giro di 5 anni è passata da negativa a fortemente positiva in fatto di consumi di frutta secca. Senza grandi investimenti ma solo enfatizzando con serietà quanto di buono c'è nell'abituarsi a dare più attenzione a quanto mangiamo.
Un tema però non scompare mai: quello della salute e dell'influenza benefica che il consumo di ortofrutta ha sull'organismo umano. Il fatto è importante ma la mole di news che giorno dopo giorno viene pubblicata da giornali e riviste e dibattute in Radio e TV non fa che confondere le idee perchè l'impressione che rimane è quella che l'ortofrutta fresca genericamente fa bene ma questo purtroppo non è una novità.
Ci vorrebe chi (per esempio la squadra organizzatasi recentemente intorno al progetto ORTOFRUTTA D'ITALIA del CSO (centro Servizi Ortofrutticoli) si decidesse a coordinare con l'aiuto di un comitato medico-scientifico questo flusso di informazioni ed iniziasse a focalizzare l'attenzione prodotto per prodotto. E' per esempio ormai risaputo che mangiare Kiwi aiuta l'intestino a migliorare le sue funzioni, questo fatto potrebbe essere maggiormente studiato e commentato da medici e finire come notizia su tanti media. Diversi prodotti diminuiscono l'incidenza di tumori al seno o al colon e questi potrebbero essere maggiormente pubblicizzati sottolineando questa funzione. Tante specie possono anche migliorano le funzioni della circolazione arteriosa e non c'è dubbio che esista un grande pubblico interessato a queste problematiche.
Una volta organizzata la squadra scientifica iniziare ad animare blog e social media come Facebook diventerbbe un gioco da ragazzi. Ma con grandissima risonanza anche presso i giovani che hanno bisogno di consigli per una migliore alimentazione.
Potrebbe insomma svilupparsi intorno a questi temi un movimento adatto a rilanciare il consumo di ortofrutta fresca. Con questo sistema NUCIS è riuscito ad invertire la tendenza che nel giro di 5 anni è passata da negativa a fortemente positiva in fatto di consumi di frutta secca. Senza grandi investimenti ma solo enfatizzando con serietà quanto di buono c'è nell'abituarsi a dare più attenzione a quanto mangiamo.
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DOP ed IGP belle addormentate
In teoria sono strategie che dovrebbero e potrebbero funzionare ma avrebbero bisogno di azioni molto decise ed incisive spalleggaite da aziende in possesso di un'organizzazione commerciale e di marketing possente. Parlo del lancio dei prodotti DOP ed IGP che in ambito produttivo e politico tante speranze avevano suscitato in passato.
Adesso lo stesso Tiberio Rabboni, assessore alle politiche agricole della Regione Emilia-Romagna, ammette che "dopo iniziali euforie i marchi sono finiti nel cassetto".
E' strano allora che il Ministro Catania, che pure ha accolto gran parte dei suggeriementi Emiliano-Romagnoli nell'articolo 62 dedicato alla distribuzione dei prodotti freschi, torni adesso sull'argomento assicurando addirittura una legge per promuovere e sostenere le produzione italiane di qualità. Dice testualmente "L’obiettivo è quello di arrivare a programmare tutte le produzioni assicurando una stabilità di prezzo e tutelando i produttori dalle speculazioni. Nelle prossime settimane metteremo a punto un disegno di legge a tutela del Made in Italy di qualità".
Si continua dunque anche con il governo dei tecnici a perpetuare gli errori del passato: Voler imporre i desiderata della produzione alla distribuzione ed ai consumatori senza avere prima fatto le debite ricerche di mercato e, nel caso di esito positivo, aver messo a punto una forte azione di marketing e pubblicità condivisa dai principali protagonisti della filiera.
Adesso lo stesso Tiberio Rabboni, assessore alle politiche agricole della Regione Emilia-Romagna, ammette che "dopo iniziali euforie i marchi sono finiti nel cassetto".
E' strano allora che il Ministro Catania, che pure ha accolto gran parte dei suggeriementi Emiliano-Romagnoli nell'articolo 62 dedicato alla distribuzione dei prodotti freschi, torni adesso sull'argomento assicurando addirittura una legge per promuovere e sostenere le produzione italiane di qualità. Dice testualmente "L’obiettivo è quello di arrivare a programmare tutte le produzioni assicurando una stabilità di prezzo e tutelando i produttori dalle speculazioni. Nelle prossime settimane metteremo a punto un disegno di legge a tutela del Made in Italy di qualità".
Si continua dunque anche con il governo dei tecnici a perpetuare gli errori del passato: Voler imporre i desiderata della produzione alla distribuzione ed ai consumatori senza avere prima fatto le debite ricerche di mercato e, nel caso di esito positivo, aver messo a punto una forte azione di marketing e pubblicità condivisa dai principali protagonisti della filiera.
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