Più passano i giorni più mi convinco che l’unica politica
giusta è quella dei conti in ordine. Se lo stato italiano insieme a tutte le
amministrazioni pubbliche non si fosse indebitato in questo modo non avremmo
prima di tutto viziato i cittadini abituandoli a uno standard assistenziale
relativamente troppo alto ed in seconda
battuta potremmo elargire migliori servizi se non ci fosse da pagare un conto
così oneroso per interessi.
Finché gli sviluppi dell’economia mondiale andavano a gonfie
vele anche il collocamento cadenzato del l’enorme debito italiano non generavano
turbamenti negli investitori, non appena però i venti hanno iniziato a girare
in contrario tutti i nodi sono venuti al pettine.
L’esigua crescita del PIL ha fatto sorgere dubbi circa la
possibilità italiana di onorare gli impegni, gli interessi hanno iniziato a salire,
la liquidità è diventata un problema a tutti i livelli e la domanda di beni e
servizi è crollata (basta pensare a quella delle autovetture).
La conseguenza è stata la disoccupazione e la sfiducia nel
futuro di un intero popolo che cercando
di ovviare alle difficoltà con il risparmio ha sottratto all'economia il
carburante per il suo funzionamento. E’ infatti impossibile pensare a una
ripresa finché i consumi ristagnano .
A questo punto il numero di persone insoddisfatte è
aumentato a dismisura e l’opinione pubblica ha iniziato a dare segni di insofferenza verso chiunque fosse colto nell'atto di
dissipare patrimoni comuni. Dettagli di spesa sui quali prima si era abituati a
sorvolare sono diventati peccati gravi, soprattutto in politica.
L’intervento di un governo tecnico è stato spiegato come
emergenza ma durante questo periodo i partiti non hanno riformato le
istituzioni, unica cosa che avrebbero dovuto portare a compimento. E così con la
gente sempre più arrabbiata incombe il pericolo dell’ingovernabilità causata da
troppi voti spinti dalla disperazione verso chi non ha esperienza. Basta osservare il programma elettorale del
Movimento 5 Stelle per capire la vacuità delle idee dei nuovi arrivati. Il tutto causato dal malfunzionamento dell’economia
e dei meccanismi che governano il lavoro. Tradotto in soldoni: il tutto causato
dal disordine nei conti prima dello stato e poi a cascata come conseguenza
anche delle aziende e delle famiglie.
E’ un miracolo se ancora non succedono disordini ben più gravi e vedere una piazza ordinata
come quella del capopopolo Beppe Grillo a Roma il giorno 22 febbraio è un segnale positivo. Le
tasche vuote sono cattive consigliere e se le prossime elezioni non permettono rimedio si corre il rischio di
conseguenze dettate dalle pance vuote. Sarebbe l’inizio della fine, forse anche della democrazia.
Ecco che continuando il mio ragionamento arrivo a un’indicazione
di voto molto semplice: dare le nostre preferenze a chi sulla base dei
comportamenti finora tenuti ed anche dei programmi sottoposti al pubblico promette
di mettere i conti in ordine e di tenerli in ordine in futuro. Pragmaticamente,
senza promesse troppo ingegnose.
Chiunque
ha questo principio come priorità riuscirà, prima o poi, a tirare fuori il
paese dai guai e dunque merita fiducia ed appoggio.
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