Vedere questa foto porta in mente le condizioni nelle quali in passato hanno lavorato gli agricoltori. Il lavoro era molto faticoso ma oltretutto poco redditizio: la resa a ettaro era quantitativamente ridottissima e qualitativamente scarsa.
Non è perciò il caso di rimpianger quei tempi come molti oggi fanno quando parlano di agricoltura naturale. Ai tempi della grande fame del dopoguerra si è certamente esagerato nell'uso di pesticidi e concimi chimici ma quei tempi sono ormai lontani. I danni provocati all'ambiente erano evidenti già negli anni '80 quando il mare adriatico si riempiva di alghe nutrite dall'eccesso di azoto e di potassio pompati nel suolo agricolo di tutta la pianura Padana.
Fu allora che a partire dall'Emilia Romagna si corse ai ripari e con l'aiuto della lotta integrata si riuscì a più che dimezzare l'uso dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici. Molto merito è da ascrivere anche alla ricerca che ha prodotto nuove sementi, nuove varietà, nuove tecniche di produzione.
Un ultima sferzata è arrivata nelle campagne con il successo commerciale dei prodotti ottenuti con metodi di produzione biologica. La sola presenza di questo orientamento fu da molti agricoltori vista come minaccia alle proprie impostazioni convenzionali e pertanto la diminuzione dei prodotti inquinanti continuò ed è ancora in corso.
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