Roberto Della Casa che da queste parti è più conosciuto come Doctor House, pubblica stamattina un suo saggio ironico arrivando alla conclusione che di fronte a evoluzioni tanto imprevedibili come i mercati ortofrutticoli varrebbe la pena di concentrasi su riti propiziatori a favore della nostra frutta: da qualche candela ai Santi Patroni dell’Agricoltura fino a qualche corso di specializzazione in Macumba o Vudù.
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Tutto parte dalla constatazione che i prezzi di pesche e nettarine sono favorevoli contro ogni aspettativa. Soprattutto la stagione eccezionalmente calda e bella ha da un lato impedito l’affollamento dei canali distributivi con quantitativi imponenti di prodotti e dall’altro ha favorito consumi superiori al solito.
Ma Della Casa trae anche una conclusione seria che, prendendo spunto dall’industria del gelato che è riuscita a far consumare gelati anche nelle giornate fredde dell’inverno, invita produttori e distributori ad organizzare meglio il timing delle campagne e soprattutto a rendere meno “meteopatici” i consumi di frutta estiva.
Tutto molto interessante e simpatico ma vorrei aggiungere due riflessioni pratiche: Nonostante le drammatiche lamentele imperniate sui prezzi al singolo produttore interessa quello che porta a casa dall’investimento su un ettaro di terra. Non è stato tanto drammatico il prezzo delle pere della stagione 2011 perché ogni ettaro ha resto anche il 50 percento più della media e non è tutto rosa e fiori il prezzo delle pesche in questo inizio 2012 quando la calura rende scarso il quantitativo che si consegna al magazzino di confezionamento. Certo, i conti sono ancora tutti da fare.
L’altro argomento è quello delle nuove produzioni che invadono gli spazi della tradizionale frutta di stagione. Voglio qui menzionare solo un esempio eclatante. Il mese di giugno era tradizionalmente il mese delle ciliegie e delle pesche precoci. L’uva iniziava a metà luglio. Da alcuni anni invece uva buona italiana inizia ad apparire sulle bancarelle i primi giorni di giugno e contendo spazi alla pesca. Non conosco studi che hanno preso sotto la lente le tante situazioni simili informando il produttore che deve investire in che modo sono radicalmente mutate le condizioni di mercato! E’ lecito chiedersi perché le università non studiano questi o simili quadri macroeconomici?
Sì, perché le remunerazioni troppo basse delle quali si lamenta il produttore sono quasi sempre legate a un’ offerta superiore alla domanda. Una persona che mangia un grappolo d’uva non mangia una pesca o due. Produrre secondo il mercato sarebbe pertanto la prima ricetta (raramente seguita) come la seconda sarebbe quella di promuovere il prodotto ed i relativi consumi (ricetta ugualmente trascurata sistematicamente).
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