La terza parte del mio reportage da Milano:
IL TEMA DELLO SRPECO
Anche in questo consesso si parla di un 30-35 % di cibo sprecato. Si fa presente che insieme al cibo si spreca anche le risorse naturali che lo hanno prodotto: acqua, terra, investimenti ecc. Molto viene buttato nelle case, una certa percentuale anche lungo la filiera. Ma secondo il relatore Jan Lundquist, dello svedese Water Institute, non è il supermercato il colpevole, anzi, spreca pochissimo, delle volte anche meno dell’uno percento.
I tre totem dello spreco sarebbero: carrello della pesa, il frigorifero, il bidone della spazzatura. “Con quanto viene spreca oggi in USA ed in Europa si potrebbe alimentare 3 volte il resto della popolazione mondiale”.
Lundquist incita anche a ridurre il consumo di carne, soprattutto nelle nostre economie progredite.
I componenti del panel sono 4 signore, tutte molto agguerrite ed un solo maschio: Andrea Segrè, presidente del LAST MINUTE MARKET.
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Carolyn Steel |
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Danielle Nierenberg |
Brevemente un riassunte delle varie affermazioni:
Al World Food Summit del 1974 era stato preso l’impegno di ridurre in 10 anni gli 800.000 bimbi sottoalimentati di allora a zero. Nel 1995 si era arrivati a 500.000 ma in seguito è ripartita la crescita. Tre sono i fattori strategici del problema: la disponibilità di cibo, l’accessibilità, assorbimento di calorie.
La produzione mondiale è largamente sufficiente e comporterebbe disponibilità per 4000-5000 calorie per persona. C’è quindi un gap enorme fra produzione e distribuzione (ogni caloria prodotta richiede un litro di acqua e quindi in media ogni essere umano consuma teoricamente 4000-5000 litre d’acqua).
DA non trascurare il fatto che ormai un terzo dei prodotti alimentari serve per nutrire animali domestici.
La mappa del globo qui riprodotta è stata mostrata per indicare le aree dove nel 2050 non ci sarà più disponibilità di acqua. Da non dimenticare che le previsioni sono di un incremento delle temperature del pianeta di 4 ° ancora entro questo secolo.
In Danimarca da privati con l’aiuto di social media è stata iniziata una campagna denominata “STOP WASTING FOOD DENMARK che sembra avere successo e che anche in altri paesi si sta difondendo.
Viene spiegata l’iniziativa italiana del Last Minute Market che aiuta ad evitare che cibo ancora buono e non scaduto non finisca nel rusco. Si tratta di una ONLUS che con l’aiuto di volontari raccoglie le confezioni vicine alla scadenza che la GDO scarta per avviarle verso organizzazioni caritatevoli.
Viene presentato un innovativo sacco di plastica pensato soprattutto per l’Africa che permette di conservare cibo più a lungo.
E’ giusto segnalare una citazione veramente allarmante: Noi viviamo ormai nell’era POST WATER and POST SOIL. Sta però di fatto che il cibo è lontano dall’uomo moderno che non sa ne dove ne come viene prodotto. E’ venuto a mancare il rapporto reale con le fonti ed i mezzi di produzione
E’ stato molto stigmatizzato l’abitudine della GDO di offrire il 3x2. Servirebbe solo a portare a casa più di quanto si riesce a consumare. Si fa pressione affinché lo sconto sia incorporato nel prezzo al kilo o a confezione.
E’ positive che anche molti blogger nel frattempo parlano dello spreco di cibo. Si tratta di nuove forme di protesta che non si materializzano con lunghe file di persone davanti ai negozi con grandi cartelli ma che comunque influenzano il comportamento della gente.
Da qualcuno viene suggerito maggior uso di punti vendita più vicini come i farmers markets, i mercati rionali, gli acquisti online. Soprattutto sarebbe sempre giusto fare la lista della spesa prima di frequentare un punto vendita per evitare di fare acquisti d’impulso che non sempre sono giustificati.
Alla fine insieme all’incitamento di mangiare sempre quello che si compra viene ricordato che non mangiamo per noi ma per tutto il pianeta. Penso che il senso sia quello che quel che non mangiamo noi rimane per altri (distribuzione permettendo!)