L'ottimismo di facciata di chi è alla guida è corretto ma personalmente l'unica speranza che ho in mezzo a questi sconvolgimenti economici è quella nella propia capacità di reazione e di adattamento in base alla precoce individuazione dei pericoli e delle giuste vie d'uscita. C'è anche l'altra considerazione ricordata pochi giorni fa dall'acuto editorialista Antonio Felice sulla sua rivista Greenmed, quella che ogni situazione negativa contiene anche elementi positivi da riconoscere e sfruttare per uscire alla fine rafforzati dalla tempesta.
Il resto della scena sarà dominato per i prossimi mesi e forse anche anni da un'offerta statica se non in crescita opposta a una domanda in drammatico calo. Dobbiamo guardare in faccia alla vera sostanza del problema che è quella che anche cali di consumo di pochi punti di percentuali significano crolli di prezzi di almeno il doppio della cifra di partenza.
Abbiamo notato la conferma di questa costante anche nella recente crisi della frutta estiva quando una coincidenza di sovvraproduzioni in tante zone di produzione europee ha prodotto per due anni di seguito un calo del 20 percento dei ricavi (2005-2006) contro un'aumento dell'offerta di al massimo il 10 %.
Quanto tempo ci vorrà per riequilibrare il tutto? Quali gli strumenti esistenti da manovrare e quali da inventare ex novo?
domenica 28 dicembre 2008
Ottimismo di circostanza
giovedì 27 novembre 2008
L'Ortofrutta non vive sulla luna
Chi sperava, come noi tutti, che i prodotti alimentari possano come al solito essere risparmiati da una crisi economica si è sbagliato. Tutti i supermercati (tranne i discouters) informano che i consumi sono calati. Il Presidente di COOP Nord, una realtà che vende prevalentemente prodotti alimentari, ha affermato pubblicamente in un convegno di pochi giorni fa che in Ottobre hanno subito un calo del fatturato di oltre il 20 %.
Una parte di questo calo è ascrivibile al calo dei prezzi, una altro alla maggior attenzione della gente a non portare a casa frutta che poi marcisce prima di essere consumata, ma la maggior parte del calo è generata dal generale clima alarmistico e pessimistico che si è difuso da quando, dopo l'estate, i primi grossi fallimenti terremoto si sono prodotti (vedi Lehman Bros) e le borse hanno iniziato una discesa spaventosa. Anche nelle nostre zone diverse fabbriche hanno già messo in cassa integrazione parte del personale oppure chiudono la produzione per qualche settimana e questo aiuta a difondere timori di ogni genere.
Questi timori precedono il vero colasso dell'economia reale che si produrra solo nel 2009. Troppi saranno i disoccupati e troppo lenta sarà la reazione dei consumatori e della domanda in genere alle sollecitazioni che tutti i governi hanno messo in atto e dovranno ancora mettere in atto (con iniezioni di capitali attraverso aiuti e salvataggi alle banche, alle assicurazioni, alle famiglie povere, alle imprese in difficoltà ed il finanziamento straordinario di opere pubbliche).
Il 4 novembre è stato eletto nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha avuto il benvenuto incondizionato di tutto il mondo occidentale e non solo. Dopo Bush dovrebbe essere facile fare meglio. Ma anche lui combatte con le solite armi: addirittura salvando le fabbriche di automobili General Motors ecc. dalla chiusura. Io però ricordo che la Gran Bretagna ha assistito all'estinzione della propria industria automobilistica senza muovere un dito e gli anni dopo hanno visto un boom continuo di tante altre attività, sopratutto quelle finanziarie. E' per questo che adesso proprio quel paese soffre più di altri e la Sterlina, per la prima volta negli ultimi decenni, declina significativamente da settimane.
Vedo segnali positivi nel settore ortofrutticolo italiano che ha passato due annate positive dopo la disastrosa stagione 2004-2005. Tanti rimedi sono già stati necessari in quel momento e non ci avviamo verso questo 2009 con le tasche vuote. Ma sarà dura perchè nonostante la globalizzazione crescente anche delle esportazioni italiane non c'è su questa terra un mercato che si salvi. Anche l'ultima isola felice per noi, la Russia, sta riducendo i programmi prenatalizi giorno dopo giorno. Anche in quel paese la cirsi si fa sentire. Sopratutto in seguito al crollo del prezzo del petrolio che dai 150 dollari di pochi mesi fa è ormai arrivato su basi poco superiori ai 50 dollari al barile il che significa, dicono loro, perdere 20 dollari ogni unità.
Una parte di questo calo è ascrivibile al calo dei prezzi, una altro alla maggior attenzione della gente a non portare a casa frutta che poi marcisce prima di essere consumata, ma la maggior parte del calo è generata dal generale clima alarmistico e pessimistico che si è difuso da quando, dopo l'estate, i primi grossi fallimenti terremoto si sono prodotti (vedi Lehman Bros) e le borse hanno iniziato una discesa spaventosa. Anche nelle nostre zone diverse fabbriche hanno già messo in cassa integrazione parte del personale oppure chiudono la produzione per qualche settimana e questo aiuta a difondere timori di ogni genere.
Questi timori precedono il vero colasso dell'economia reale che si produrra solo nel 2009. Troppi saranno i disoccupati e troppo lenta sarà la reazione dei consumatori e della domanda in genere alle sollecitazioni che tutti i governi hanno messo in atto e dovranno ancora mettere in atto (con iniezioni di capitali attraverso aiuti e salvataggi alle banche, alle assicurazioni, alle famiglie povere, alle imprese in difficoltà ed il finanziamento straordinario di opere pubbliche).
Il 4 novembre è stato eletto nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha avuto il benvenuto incondizionato di tutto il mondo occidentale e non solo. Dopo Bush dovrebbe essere facile fare meglio. Ma anche lui combatte con le solite armi: addirittura salvando le fabbriche di automobili General Motors ecc. dalla chiusura. Io però ricordo che la Gran Bretagna ha assistito all'estinzione della propria industria automobilistica senza muovere un dito e gli anni dopo hanno visto un boom continuo di tante altre attività, sopratutto quelle finanziarie. E' per questo che adesso proprio quel paese soffre più di altri e la Sterlina, per la prima volta negli ultimi decenni, declina significativamente da settimane.
Vedo segnali positivi nel settore ortofrutticolo italiano che ha passato due annate positive dopo la disastrosa stagione 2004-2005. Tanti rimedi sono già stati necessari in quel momento e non ci avviamo verso questo 2009 con le tasche vuote. Ma sarà dura perchè nonostante la globalizzazione crescente anche delle esportazioni italiane non c'è su questa terra un mercato che si salvi. Anche l'ultima isola felice per noi, la Russia, sta riducendo i programmi prenatalizi giorno dopo giorno. Anche in quel paese la cirsi si fa sentire. Sopratutto in seguito al crollo del prezzo del petrolio che dai 150 dollari di pochi mesi fa è ormai arrivato su basi poco superiori ai 50 dollari al barile il che significa, dicono loro, perdere 20 dollari ogni unità.
martedì 14 ottobre 2008
Crisi delle borse: e adesso?
Oggi dopo 15 giorni di Tsu Nami borsistico ho per la prima volta la spinta sufficiente per scrivere due righe di commento. Vorrei poter esprimere lo stato d'animo con il quale si vive situazioni del genere ma anche cercare di trarre una lezione per trovare la forza per ripartire e poter sperare in un mondo migliore.
Infatti da anni mi sentivo come sospeso per aria perchè le vecchie ricette non servivano più. Tutto si svolgeva lungo linee che non sembravano aver spiegazioni di buon senso. Intorno al volgere del secolo avevamo visto una fata morgana silenziosa passare rapidamente e dissolversi di schianto. Era la bolla digitale che aveva trascinato tanta gente solo perchè l'immaginazione descriveva scenari meravigliosi ed immediati. Non avevamo capito che era solo un avvertimento che voleva metterci in guardia dalla fabbrica che promette di trasformare sogni in realtà.
Sembrava possibile fare tutto senza dover pagare. Viaggiare, comunicare, studiare, godere....Persino l'alimentazione ci costava ormai solo un sesto dei nostri introiti totali. Ma chi aveva mai detto che la vita è una lotta con il sapore di sangue e sudore? La vita anzi si prolungava anno dopo anno e le cure erano tutte gratis.
Per conto mio mi tengo il mio sano pessimismo e la mia sana sfiducia nel prossimo che mi ha sempre permesso di evitare le grosse infatuazioni. Sono sicuro che i prossimi anni ci riserveranno tempi amari anche se proprio oggi, 13 ottobre, le borse hanno rimbalzato per la prima volta, dopo due settimane di tracolli continui, del 10 percento. Spero ed auspico che questo spavento ci faccia riflettere per evitare catastorfi ancora più grandi in futuro. Catastrofi come il surriscaldamento della terra, le migrazioni disperate delle genti, la fine della collaborazione fra popoli, l'abbandono delle morali religiose come ancore e guide morali, la perdita della conquista più grande dell'umanità, la democrazia.
Non mancano menti che conoscono la ricetta, devono solo poter parlare e prendere decisioni. Devono andar fuori moda quelli che predicano che tutto è facile, tutto è dovuto. Se torna il buonsenso e tutti tornano a lavorare potrà tornare anche la serenità. Forse con meno soldi ma con più qualità della vita.
Infatti da anni mi sentivo come sospeso per aria perchè le vecchie ricette non servivano più. Tutto si svolgeva lungo linee che non sembravano aver spiegazioni di buon senso. Intorno al volgere del secolo avevamo visto una fata morgana silenziosa passare rapidamente e dissolversi di schianto. Era la bolla digitale che aveva trascinato tanta gente solo perchè l'immaginazione descriveva scenari meravigliosi ed immediati. Non avevamo capito che era solo un avvertimento che voleva metterci in guardia dalla fabbrica che promette di trasformare sogni in realtà.
Sembrava possibile fare tutto senza dover pagare. Viaggiare, comunicare, studiare, godere....Persino l'alimentazione ci costava ormai solo un sesto dei nostri introiti totali. Ma chi aveva mai detto che la vita è una lotta con il sapore di sangue e sudore? La vita anzi si prolungava anno dopo anno e le cure erano tutte gratis.
Per conto mio mi tengo il mio sano pessimismo e la mia sana sfiducia nel prossimo che mi ha sempre permesso di evitare le grosse infatuazioni. Sono sicuro che i prossimi anni ci riserveranno tempi amari anche se proprio oggi, 13 ottobre, le borse hanno rimbalzato per la prima volta, dopo due settimane di tracolli continui, del 10 percento. Spero ed auspico che questo spavento ci faccia riflettere per evitare catastorfi ancora più grandi in futuro. Catastrofi come il surriscaldamento della terra, le migrazioni disperate delle genti, la fine della collaborazione fra popoli, l'abbandono delle morali religiose come ancore e guide morali, la perdita della conquista più grande dell'umanità, la democrazia.
Non mancano menti che conoscono la ricetta, devono solo poter parlare e prendere decisioni. Devono andar fuori moda quelli che predicano che tutto è facile, tutto è dovuto. Se torna il buonsenso e tutti tornano a lavorare potrà tornare anche la serenità. Forse con meno soldi ma con più qualità della vita.
lunedì 21 luglio 2008
Heavy Consumers ueber alles
Il sito http://www.Myfruit.it ha pubblicato qualche settimana fa il seguente sondaggio:
Consumare 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, sia fresca che trasformata, sarebbe consigliabile per dare al nostro fisico le vitamine e le fibre di cui ha bisogno. Voi quante ne mangiate quotidianamente?
Ecco le risposte:
Nessuna 0 %
da una a due 52 %
da tre a cinque 32 %
più di cinque 16 %
Se queste fossero le risposte anche su vasta scala potremmo concludere che quel 16 percento di "heavy consumers" è più importante del restante 52 % di light consumers.
Egro: è importante per gli uomini del marketing ortofrutticolo concentrare i loro sforzi di comunicazione sul 32% tentando di farli passare da 4 a sei porzioni al giorno per ottenere un formidable più 50 percento del consumo generale di ortofrutta.
Consumare 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, sia fresca che trasformata, sarebbe consigliabile per dare al nostro fisico le vitamine e le fibre di cui ha bisogno. Voi quante ne mangiate quotidianamente?
Ecco le risposte:
Nessuna 0 %
da una a due 52 %
da tre a cinque 32 %
più di cinque 16 %
Se queste fossero le risposte anche su vasta scala potremmo concludere che quel 16 percento di "heavy consumers" è più importante del restante 52 % di light consumers.
Egro: è importante per gli uomini del marketing ortofrutticolo concentrare i loro sforzi di comunicazione sul 32% tentando di farli passare da 4 a sei porzioni al giorno per ottenere un formidable più 50 percento del consumo generale di ortofrutta.
mercoledì 11 giugno 2008
Italia che cambia - mangiando meno frutta
Da un recente sondaggio appena concluso dal portale specializzato in ortofrutta www.Myfruit.it si ha la conferma che anche in Italia il consumo di ortofrutta è scivolato a livelli patologici. Nonostante la campagna del"five a day" oppure "i cinque colori" in Italia, nonostante le evidenze scientifiche ed i consigli di tutti i medici l'apporto di frutta e verdure diminuisce mentre il peso medio delle persone aumenta.
Da un lato è consolante che nessuno abbia dichiarato di mangiare zero porzioni (sia fresca che conservata compresi anche i succhi), ma è per tutta la filiera opprimente constatare che il 50 percento mangia massimo 2 porzioni. Un terzo consuma da 3 a 5 porzioni e grazie a Dio il 16 percento (i heavy consumers) va oltre questo limite.
Ma c'è una logica dietro tutto questo: E' risaputo che nel mondo in cui viviamo si vende solo quello che viene riportato a memoria ogni giorno con l'aiuto dei media ed il resto viene dimenticato. Fino a quando i produttori non si decidono di stanziare almeno il 3 % del loro fatturato per una comunicazione costante ed efficiente la situazione non può che peggiorare ulteriormente ed il trend degli ultimi anni non cambierà.
I marketing managers dei distributori all'ingrosso ed al dettaglio dovrebbero comprendere che il 16 % consuma il 33 % della frutta offerta e che ci vorrebbe qualche sforzo promozionale per convincere il segmento dei 3-5 frutti di passare a quello più alto per ottenere ottimi risultati.
Da un lato è consolante che nessuno abbia dichiarato di mangiare zero porzioni (sia fresca che conservata compresi anche i succhi), ma è per tutta la filiera opprimente constatare che il 50 percento mangia massimo 2 porzioni. Un terzo consuma da 3 a 5 porzioni e grazie a Dio il 16 percento (i heavy consumers) va oltre questo limite.
Ma c'è una logica dietro tutto questo: E' risaputo che nel mondo in cui viviamo si vende solo quello che viene riportato a memoria ogni giorno con l'aiuto dei media ed il resto viene dimenticato. Fino a quando i produttori non si decidono di stanziare almeno il 3 % del loro fatturato per una comunicazione costante ed efficiente la situazione non può che peggiorare ulteriormente ed il trend degli ultimi anni non cambierà.
I marketing managers dei distributori all'ingrosso ed al dettaglio dovrebbero comprendere che il 16 % consuma il 33 % della frutta offerta e che ci vorrebbe qualche sforzo promozionale per convincere il segmento dei 3-5 frutti di passare a quello più alto per ottenere ottimi risultati.
domenica 8 giugno 2008
Farmer's Markets - Tardiva protesta
Come segnalato da un blog scanzonato come Guglielmo Tell prima delle elezioni di aprile, non solo il governo Prodi ma anche il PDL di Berlusconi aveva nel programma elettorale i farmer's markets.
Perchè il presidente nazionale dei fruttivendoli, Dino Abbascià, si fa ssentire solo oggi? Leggo su www.fruttaonline.it del 6 giugno 2008 che avrebbe affermato che "....i farmer’s markets introducono elementi di concorrenza sleale nel settore della distribuzione, danneggiando le imprese commerciali...".
Riporto quanto scritto su www.guglielmotell.it in data 3 marzo sotto il titolo: Berlusconi copia programma (prodotti agricoli ecc.)
"Bisogna leggere i programmi elettorali in dettaglio per capire il retropensiero dei nostri rappresentanti politici. Al punto A/5 cioè Prima Missione Rilanciare lo Sviluppo, punto numero 5 Berlusconi scrive testualmente "... riduzione dei passaggi dal campo alla tavola dei prodotti agricoli, diffusione dei mercati gestiti direttamente dai produttori agricoli".
Dina Abbascià e con lui tutti quelli che per fare onestamente il mestiere di commercianti nel settore dei prodotto agricoli pagano regolarmente le tasse avranno dunque poche speranze di cambiare oggi questa situazione. Secondo me dovrebbero utilizzare i media per raccontare al grande pubblico quanto distribuire prodotti alimentari è un mestiere meritorio ed utile come e più di tanti altri. Purtroppo l'imagine spesso prevalente è ancora quella dei commercianti parassiti, speculatori e truffatori.
Perchè il presidente nazionale dei fruttivendoli, Dino Abbascià, si fa ssentire solo oggi? Leggo su www.fruttaonline.it del 6 giugno 2008 che avrebbe affermato che "....i farmer’s markets introducono elementi di concorrenza sleale nel settore della distribuzione, danneggiando le imprese commerciali...".
Riporto quanto scritto su www.guglielmotell.it in data 3 marzo sotto il titolo: Berlusconi copia programma (prodotti agricoli ecc.)
"Bisogna leggere i programmi elettorali in dettaglio per capire il retropensiero dei nostri rappresentanti politici. Al punto A/5 cioè Prima Missione Rilanciare lo Sviluppo, punto numero 5 Berlusconi scrive testualmente "... riduzione dei passaggi dal campo alla tavola dei prodotti agricoli, diffusione dei mercati gestiti direttamente dai produttori agricoli".
Dina Abbascià e con lui tutti quelli che per fare onestamente il mestiere di commercianti nel settore dei prodotto agricoli pagano regolarmente le tasse avranno dunque poche speranze di cambiare oggi questa situazione. Secondo me dovrebbero utilizzare i media per raccontare al grande pubblico quanto distribuire prodotti alimentari è un mestiere meritorio ed utile come e più di tanti altri. Purtroppo l'imagine spesso prevalente è ancora quella dei commercianti parassiti, speculatori e truffatori.
lunedì 18 febbraio 2008
Il CSO di Ferrara da i numeri
Con l'aiuto di una conferenza stampa ben organizzata il CSO ha pubblicato i numeri dell'ortofrutta che conta in Emilia Romagna: Pesche, Nettarine, kiwi, mele, pere, susine, albicocche e poche altre specie. Dopo il buio dell'anno 2005 si intravvede un po' di luce nel 2006 (cifre definitive) e nel 2007 (stime). A una contrazione innegabile degli ettari coinvolti nella produzione di quasi tutte le specie si registra un aumento dei valori e dei prezzi al consumo. Quanto tutto questo sia frutto delle politiche adottate e quanto alla concomitanza di vari fattori positivi dopo l'accumulo di fattori negativi nel 2005 è difficile da dire ma il cauto ottimismo degli ambienti produttivi e commerciali è innegabile.
Un fatto è certo: con la pubblicazione di questo gran numero di cifre dettagliate tutti possono incominciare a fare del marketing che senza cifre non sa dove incominciare. Purtroppo questi progressi si registrano solo in Emilia Romagna che insieme al Trentino-Alto Adige guida il comparto italiano. Ma con questi esempi altre regioni e sopratutto il governo centrale potrebbe organizzarsi rapidamente per riprendere il timone in mano e non lasciarsi sempre trascinare dalle correnti.
Un fatto è certo: con la pubblicazione di questo gran numero di cifre dettagliate tutti possono incominciare a fare del marketing che senza cifre non sa dove incominciare. Purtroppo questi progressi si registrano solo in Emilia Romagna che insieme al Trentino-Alto Adige guida il comparto italiano. Ma con questi esempi altre regioni e sopratutto il governo centrale potrebbe organizzarsi rapidamente per riprendere il timone in mano e non lasciarsi sempre trascinare dalle correnti.
martedì 12 febbraio 2008
Grande Fruit Logistica 2008
Nel settore ortofrutticolo la fiera berlinese Fruit Logistica è una delle realtà più eclatanti degli ultimi anni. Nel giro di poco più di 15 anni è cresciuta dagli iniziali 140 espositori agli odierni 1.800. Ma la cosa ancora più importante è che gli italiani sono al pirimo posto e rappresentano con 317 soggeti presenti il 17 % della partecipazione. Il 70 percento delle ditte che esponogno vengono dalla UE ma oltre 500 arrivano dal resto del mondo. La presenza di Sud Africa, Nuova Zelanda ed Australia è scontata da tempo ma ultimamente ci sono state molte new entry di parte del Sud America. Al punto che secondo testimoni oculari qualificati la presenza di Argentina, Brasile e Chile è più folta a Berlino che non all'equivalente nordamericano PMA. Vedi le foto pubblicate da Myfruit.it
A Berlino si può incontrare, visitare, confrontare tutto quanto l'immaginazione o la necessità suggeriscono. Tutto è mostrato sotto potenti riflettori con grande eleganza e delle volte anche lusso. Al punto che a molti visitatori quasi si impone l'esigenza di pianificare subito la presenza l'anno seguente. L'organizzazione dell'evento è in ottime mani e permette la pianificazione degli incontri con l'aiuto del catalogo dettagliato messo a dispsozione con settimane di anticipo. Chi vuole può pertanto sapere comodamente chi e cosa si può vedere e questo permette grande efficacia e ottimo utilizzo del tempo disponibile. Un regolare frequentatore della fiera, professionista con larghezza di vedute ha sentenziato "non si potrebbe fare meglio". Ma forse il miglioramento possibile sta proprio lì: visto che gli incontri fruttuosi potenziali sono tanti sarebbe bene avere più tempo a disposizione. Iniziare un giorno prima, anche tralasciando il sabato, potrebbe essere la solzuione giusta per far fruttare al massimo l'investimento sia dell'espositore come del visitatore.
A Berlino si può incontrare, visitare, confrontare tutto quanto l'immaginazione o la necessità suggeriscono. Tutto è mostrato sotto potenti riflettori con grande eleganza e delle volte anche lusso. Al punto che a molti visitatori quasi si impone l'esigenza di pianificare subito la presenza l'anno seguente. L'organizzazione dell'evento è in ottime mani e permette la pianificazione degli incontri con l'aiuto del catalogo dettagliato messo a dispsozione con settimane di anticipo. Chi vuole può pertanto sapere comodamente chi e cosa si può vedere e questo permette grande efficacia e ottimo utilizzo del tempo disponibile. Un regolare frequentatore della fiera, professionista con larghezza di vedute ha sentenziato "non si potrebbe fare meglio". Ma forse il miglioramento possibile sta proprio lì: visto che gli incontri fruttuosi potenziali sono tanti sarebbe bene avere più tempo a disposizione. Iniziare un giorno prima, anche tralasciando il sabato, potrebbe essere la solzuione giusta per far fruttare al massimo l'investimento sia dell'espositore come del visitatore.
venerdì 1 febbraio 2008
Commercianti in ordine sparso
Da un po' di tempo le organizzazioni di produttori si fanno sentire spesso. In genere per segnalare calamità, pericoli e trattamenti ritenuti ingiusti. Purtroppo anche loro trovano colpe gravi nella fase commerciale, specialmente nei servizi forniti nel tragitto fra produzione e dettaglio, come del resto fanno molti giornalisti con i loro interventi sulla stampa cartacea ed in TV.
Pertanto La GDO ed i pochi dettaglianti indipendenti rimasti fanno finta di niente e spetterebbe alla vasta schiera di fornitori di servizi commerciali intermedi ed altri a prendere posizione. Quali sono le organizzazioni in grado di esprimere pareri fondati sulla profonda conoscenza dei meccanismi della distribuzione?
Le voci più importanti che pesano sui costi commerciali sono senz'altro la lavorazione, gli scarti in magazzino e sul punto vendita, gli imballaggi, il trasporto ed i margini degli intermediari. Tutti gli attori coinvolti in questi settori dovrebbero rispondere in caso di contestazione. In pratica però sono solo questi ultimi ad avere in mano un quadro completo del percorso che il prodotto fa dal produttore al dettagliante e toccherebbe pertanto a loro far sentire la loro voce.
Le organizzazioni che ragruppano vari settori del commercio sono per esempio ANEIOA (Associazione Esportateori- Importatori), FEDAGRO (Federazione Grossisti) ecc ecc. Come sempre nel commercio non si riesce a mettere d'accordo su una linea unica i vari soggetti e pertanto finora hanno quasi sempre preferito il silenzio.
Un primo passo verso un pronunciamento unitario potrebbe essere quello di organizzare un'unità di crisi, un comitato misto fra le varie associazioni, che si attiva in caso di emergenza (fitopatologica, scioperi nazionali, inclemenze climatiche ecc) e coordina azioni e reazioni attraverso comunicati stampa ed interventi in TV. In un secondo momento questo comitato o un suo portavoce potrebbe anche gestire la comunicazione "aziendale" cioè di tutto il comparto.
Se i vertici delle organizzazioni professionali non riescono ad attivarsi l'incentivo deve venire dalla base. Questo mio scritto vuol già essere uno dei piccoli tasselli per far partire la valanga che con la sua forza d'urto potrebbe convincere domani i tanti rappresentanti eletti a sedersi intorno a un tavolo e prendere questa piccola ma importante decisione. Purtroppo ancora oggi il nostro mondo sottovaluta l'importanza della comunicazione anche se i singoli sentono da molto tempo l'esigenza di una risposta comune sensata alle tante domande che vengono dal pubblico.
Quando i media affermano che è ingiusto che al produttore una merce venduta al dettagli a € 2.00 al Kg venga pagato solo qualche centesimo hanno ragione. Ma noi sappiamo che questo non è vero e lo dobbiamo dire e confutare negli stessi canali. Nello stesso tempo dovremo saper convincere che i servizi che forniamo sono tanti, tantissimi ed anche costosi (mano d'opera in primo luogo). C'è sicuramente inefficienza, ma essa si annida in tutti gli anelli della catena e non basta intestare la fattura a pochi soggetti (una cooperativa ed un supermercato) perchè il freschissimo che noi trattiamo ha comunque bisogno di programmazione, di selezione, di qualità, di velocità, di reperibilità capillare, di sanità certificata, tutte cose che costano comunque e sempre.
Pertanto La GDO ed i pochi dettaglianti indipendenti rimasti fanno finta di niente e spetterebbe alla vasta schiera di fornitori di servizi commerciali intermedi ed altri a prendere posizione. Quali sono le organizzazioni in grado di esprimere pareri fondati sulla profonda conoscenza dei meccanismi della distribuzione?
Le voci più importanti che pesano sui costi commerciali sono senz'altro la lavorazione, gli scarti in magazzino e sul punto vendita, gli imballaggi, il trasporto ed i margini degli intermediari. Tutti gli attori coinvolti in questi settori dovrebbero rispondere in caso di contestazione. In pratica però sono solo questi ultimi ad avere in mano un quadro completo del percorso che il prodotto fa dal produttore al dettagliante e toccherebbe pertanto a loro far sentire la loro voce.
Le organizzazioni che ragruppano vari settori del commercio sono per esempio ANEIOA (Associazione Esportateori- Importatori), FEDAGRO (Federazione Grossisti) ecc ecc. Come sempre nel commercio non si riesce a mettere d'accordo su una linea unica i vari soggetti e pertanto finora hanno quasi sempre preferito il silenzio.
Un primo passo verso un pronunciamento unitario potrebbe essere quello di organizzare un'unità di crisi, un comitato misto fra le varie associazioni, che si attiva in caso di emergenza (fitopatologica, scioperi nazionali, inclemenze climatiche ecc) e coordina azioni e reazioni attraverso comunicati stampa ed interventi in TV. In un secondo momento questo comitato o un suo portavoce potrebbe anche gestire la comunicazione "aziendale" cioè di tutto il comparto.
Se i vertici delle organizzazioni professionali non riescono ad attivarsi l'incentivo deve venire dalla base. Questo mio scritto vuol già essere uno dei piccoli tasselli per far partire la valanga che con la sua forza d'urto potrebbe convincere domani i tanti rappresentanti eletti a sedersi intorno a un tavolo e prendere questa piccola ma importante decisione. Purtroppo ancora oggi il nostro mondo sottovaluta l'importanza della comunicazione anche se i singoli sentono da molto tempo l'esigenza di una risposta comune sensata alle tante domande che vengono dal pubblico.
Quando i media affermano che è ingiusto che al produttore una merce venduta al dettagli a € 2.00 al Kg venga pagato solo qualche centesimo hanno ragione. Ma noi sappiamo che questo non è vero e lo dobbiamo dire e confutare negli stessi canali. Nello stesso tempo dovremo saper convincere che i servizi che forniamo sono tanti, tantissimi ed anche costosi (mano d'opera in primo luogo). C'è sicuramente inefficienza, ma essa si annida in tutti gli anelli della catena e non basta intestare la fattura a pochi soggetti (una cooperativa ed un supermercato) perchè il freschissimo che noi trattiamo ha comunque bisogno di programmazione, di selezione, di qualità, di velocità, di reperibilità capillare, di sanità certificata, tutte cose che costano comunque e sempre.
martedì 29 gennaio 2008
Una disperazione
Quando lavoro tutto il giorno davanti al mio computer ed ascolto le informazioni che arrivano da colleghi ed impiegati circa le continue novità offerte da Internet mi chiedo con disperazione come potranno mai decidere bene le sorti del nostro paese tre personaggi dell'età di Napolitano, Marini e Bertinotti. Potranno mai capire il mondo attuale e futuro senza conoscere e frequentare regolarmente Internet? Non sarebbe ora di studiare seriamente e scientificamente a che cosa far risalire la colpa di questo stato di cose che ha portato a una paralisi terrorizzante tutta Italia?
domenica 27 gennaio 2008
Rincari Alimentari
Eminenti studiosi dei problemi della filiera alimentare dell'Università di Parma prevedono che dopo quasi 30 anni di forti cali i prezzi dei prodotti alimentari aumenteranno stabilmente in futuro. Sia le materie prime che anche il valore delle merci che arrivano sugli scaffali dei negozi aumenteranno mediamente del 6 % nel 2008 e questo trend continuerà prevedibilmente per tutto il prossimo decennio.
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