domenica 30 ottobre 2011
FRAGOLE SIMPATICHE: Tutto il mondo è paese
Come si vede bene da questa testimonianza fotografica anche in Inghilterra la produzione locale ha il suo appeal. Lo sappiamo da quando proprio nel Regno Unito anni fa è partita la campagna delle foodmiles. Per quanto riguarda le verdure di base (patate, cipolle, carote, cavolfiore ecc), è quasi autosufficiente come la Germania ma il consumo di frutta, dato il clima poco favorevole, dipende molto dall'importazione. Questo comporta spesso lunghi tragitti di trasporto con fattori di inquinamento atmosferico senza dubbio rilevanti.
Partendo da questi presupposti gli ambientalisti hanno giustamente ricordato che non sempre l'acquisto all'estero e necessario perché ci sono produzioni che sono possibili anche nel paese. Una di queste produzioni è quella delle fragole che da sempre costituiscono il vanto dei produttori ortofrutticoli britannici durante i mesi di giugno e luglio ma che,con le tecniche più recenti, arrivano anche a Ottobre come dimostra l'immagine realizzata pochi giorni fa a Londra e qui riprodotta.
Questo è un esempio di promozione di "immagine paese" come può essere escogitata solo dai dettaglianti che con questo sistema parlano al consumatore garantendo qualità che nel mondo d'oggi sono richieste a gran voce dalla maggioranza dei clienti: offerta di prodotto più ecologico e meno caro possibile.
In Italia i produttori sono tanti e raramente collaborano fra di loro per raggiungere un risultato favorevole all'intero settore. L'unica possibilità indolore che vedrei è quella di un'azione concordata fra i 3-4 maggiori produttori di cestelle di plastica. Se si mettessero d'accordo su un design standard accattivante con ben in mostra il nostro tricolore, potrebbero risparmiare sulla base delle economie di scala possibili, offrire l'imballaggio a tutti indistintamente a un prezzo leggermente scontato e raggiungere così lo scopo di essere utile a tutti i componenti la filiera ed al paese intero se questo sistema fosse adottato anche per le esportazioni.
Da quanto un giornalista da noi invitato per visitare la Toscana per l'assaggio dei vini famosi di quella regioni ci ha chiesto, passeggiando in pieno centro a Firenze, quando si andava a visitare la Toscana, non credo più nelle promozioni delle singole regioni. Almeno quando si parla di mercati Europei o mondiali. Il pubblico di oggi non le conosce. Con il sistema qui sopra descritto si otterrebbe una bella promozione dell'immagine italiana sperando che la qualità non passi in second'ordine.
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sabato 8 ottobre 2011
Lo spread dei prezzi campagna - punto vendita commentato in USA
Già nel 1993 nella rivista specializzata americana THE PACKER è stato pubblicato il seguente contributo a una discussione circa il problema dei ricarichi della distribuzione nel settore ortofrutta fesca:
Should growers care about the retail mark up or margin on their commodities?
This is my favorite quote whenever I discuss this issue with growers and I've developed whole talks on the subject:
"The farmer/retail price spread is among life's greatest riddles."
As you've all basically pointed out, farmers need to worry about their margins, not those of the retailers. If they want to get more of the retail price, then they need to take on some or all of the marketing/distribution/value-added costs associated with selling directly to the consumer. But if the USDA estimates are correct, that the farmer only gets ~20% ( http://www.ers.usda.gov/data/fooddollar/ ) of the retail value of most food products, then the retailer's price is only impacted by ten percent if the farm price goes up or down 50%. However, the demand for most products in a given market is too price inelastic, so a retailer won't sell significantly more/less, but will greatly impact the profitability, by adjusting price significantly.
It's a no win situation for the farmer to demand to know the pricing strategy of the retailer, except if the retailer is trying to pass on the low-ball pricing of a loss-leader, which then reminds me of my other favorite quote by a local peach grower when confronted with that proposal: "Whose sale is it anyway?"
And who do I attribute that quote above? Tom Karst, Marketing Editor, The Packer, column title May 22, 1993.
Posted by Richard
Should growers care about the retail mark up or margin on their commodities?
This is my favorite quote whenever I discuss this issue with growers and I've developed whole talks on the subject:
"The farmer/retail price spread is among life's greatest riddles."
As you've all basically pointed out, farmers need to worry about their margins, not those of the retailers. If they want to get more of the retail price, then they need to take on some or all of the marketing/distribution/value-added costs associated with selling directly to the consumer. But if the USDA estimates are correct, that the farmer only gets ~20% ( http://www.ers.usda.gov/data/fooddollar/ ) of the retail value of most food products, then the retailer's price is only impacted by ten percent if the farm price goes up or down 50%. However, the demand for most products in a given market is too price inelastic, so a retailer won't sell significantly more/less, but will greatly impact the profitability, by adjusting price significantly.
It's a no win situation for the farmer to demand to know the pricing strategy of the retailer, except if the retailer is trying to pass on the low-ball pricing of a loss-leader, which then reminds me of my other favorite quote by a local peach grower when confronted with that proposal: "Whose sale is it anyway?"
And who do I attribute that quote above? Tom Karst, Marketing Editor, The Packer, column title May 22, 1993.
Posted by Richard
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