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lunedì 7 novembre 2011

La cooperazione agricola scende in campo unita


La crisi di questi anni produce effetti positivi anche in campo agricolo. L’alleanza fra unioni di cooperative (FEDAGRI E LEGACOOP Agroalimentare e AGCI Agrital) è fra quelli. Oggi a Bologna la prima assemblea sociale ha sanzionato gli accordi nati nel mese di febbraio dell’anno in corso ed è stato senza dubbio un triplice successo:
- Centinaia di dirigenti, operatori ed addetti ai lavori hanno onorato l’evento solenne all’inizio del quale hanno anche ascoltato in silenzio l’inno nazionale. I contestatori organizzati e strumentalizzati sono stati tenuti lontano
- I presidenti delle associazioni si sono divisi i compiti ed hanno dato fin dall’inizio un’impronta sobria ed essenziale ai loro discorsi. Hanno sottolineato che la manifestazione aveva lo scopo di proporre e di non indulgere sulle lamentele ed effettivamente in linea di massima si sono sentiti discorsi terra terra. Discorsi rivolti alla propria base e non indirizzate come spesso accade, ai politici o ai vari nemici. Il folto pubblico non ha fatto il tifo ma ha anche applaudito
- Si è messo per iscritto una lista di 30 proposte, molte delle quali condivisibili anche da chi invece di occuparsi della produzione fa parte della filiera distributiva.

I temi principali, ognuno dei quali è suddiviso in varie voci, sono:

La PAC (Politica Agricola Comune) che come una delle richieste più pressanti ha la creazione di condizioni affinché il sostegno sia erogato solo alle aziende che realmente producono per il mercato e sono protagoniste del mercato. L’accrescimento delle dimensioni delle aziende agricole è un altro tema importante. Fra le voci spicca quella che chiede un rilancio, una specifica legislazione, delle cooperative per la conduzione associata dei terreni a proprietà privata divisa o indivisa. Simili scopi persegue anche il suggerimento a sostenere la costituzione delle “banche della terra” per l’utilizzo collettivo di terreni di soci che li coltivano solo in parte.

Immediatamente dopo la richiesta di una nuova politica per le aggregazioni cooperative viene una corposa proposta di Internazionalizzazione delle cooperative agricole ed agroalimentari. Il metodo proposto è quello di un credito di imposta pari al 50 % del valore degli investimenti se viene raggiunto un aumento minimo del 5 % del fatturato export rispetto alla media del triennio precedente. Si chiede inoltre al Ministero delle politiche agricole di affrontare con risolutezza l’annoso problema delle barriere fitosanitarie e doganali.

Sempre in campo di Internazionalizzazione viene proposta l’istituzione di una cabina di regia per il coordinamento dei soggetti pubblici responsabili della promozione dell’export. Per questo capitolo della globalizzazione viene proposta anche l’applicazione su scala mondiale del principio delle regole di accesso al mercato uguali per tutti per salvaguardare i prodotti con la certificazione dell’origine e risolvere il problema della reciprocità e delle contraffazioni.

Tratteremo i tanti altri problemi la prossima volta. Essi riguarderanno la definizione dei cosiddetti rapporti equi con la Grande Distribuzione Organizzata, l’accesso agevolato al credito e le relative garanzie, la sburocratizzazione reale in tempi brevi con una lunga lista di esempi.

Il capitolo finale che contiene le proposte dai numeri 26 al 30 si dilunga su una serie di potenziali strumenti nazionali per la crescita iniziando con la leva fiscale che dagli sgravi al credito di imposta devono arrivare ai contributi previdenziali, agli aiuti di stato, al pieno sviluppo delle filiere e la costituzione di specifici fondi per favorire la capitalizzazione delle cooperative e per sostenere i progetti strategici delle filiere cooperative in ambito interregionale.

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