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sabato 3 aprile 2010

Tutto il mare è in tempesta, noi dell'ortofrutta mettiamo la testa sotto la sabbia

Nel 1964, primo anno di libera circolazione della Cat.1 nel piccolo MEC, Mercato Comune a 6 paesi, ci furono situazione assai simili a quelle di adesso: l'Olanda si sentiva minacciata dall'arrivo di ortaggi a basso prezzo dall'Italia. Ma si difese ottimamente. Negli anni '80 all'epoca dell'entrata della Spagna nell' Europa Unita, l'Italia sembrò minacciata alle fondamenta ma oggi la stessa Spagna è anche un fondamentale cliente per Kiwi (2° maggior consumatore di merce italiana ed anche di tanti altri prodotti italiani come le mele, non ultimi le uve del meridione.

Adesso si presenta nuovamente una situazione simile, forse anche più grave, ma non si vedono manovre offensive e spesso neanche difensive: Testa nella sabbia, barriere impossibile...!

Tutti sembrano convinti che basterà migliorare un po' le tecniche di produzione, affilare un po' le armi dell'internazionalizzazione e sopratutto avere pazienza.

CAMBIAMENTO RADICALLE
In politica abbiamo avuto lo scossone della caduta del muro che ha in pratica annullato i finanziamenti ai partiti che provenivano dall'estero e più recentemente ci ha pensato la crisi a prosciugare le loro casse. Le conseguenze si sono viste, l'ultimo esempio è di pochi giorni fa: un capovolgimento epocale. Ed infatti la grande discussione è partita immediatamente ed i fatti imporranno i cambiamenti.

Nel sistema ortofrutticolo niente di tutto questo è ancora successo. Lo scossone dell'estate scorsa non è bastato e neanche le scosse di assestamento di questi ultimimesi. Non c'è ancora stato un riesame profondo delle cause della crisi Italiana. Nessno ha ancora contestato ai leader storici errori nell'impostazione della loro politica ne sono stati addebitati a qualcuno i risultati fallaci che si sono avuti sopratutto in Emilia Romagna dove tutto è impostato ed imposto con riverberi anche a livello nazionale. Io penso che il fatto che i fondi da Bruxelles continuano a fluire (anche se da tempo in fase di razionamento)tenga in vita un sistema che è marcio ma che giusto per i finanziamenti non è ancora abbastanza vicino al crollo. Così si prosegue l'agonia ed invece di fare punto ed a capo ci saranno sofferenze per altri anni.

E' vero, ci sono satti consessi che hanno tentato di coinvolgere anche platee più vaste (e le organizzazioini dei produttori si stanno agitando da mesi) ma una vera rivisitazione non c'è ancora stata.

TANTO SPAZIO PER MIGLIORARE

Sappiamo come si organizzano i sistemi vincenti? Conosciamo la concorrenza, i paesi emergenti, i paesi sviluppati? Conosciamo le esigenze vere della Grande Distribuzione o quelle dei paesi importatori dell'Est Europa o d'Oltremare?. Conosciamo la vastità della nostra offerta, l'enormità dei nostri Know How, le potenzialità dei nostri operatori?

Non abbiamo neanche fatto quelle ricerche necessarie dalle quali solo si può elaborare le nuove strategie. Non conosciamo organicamente neanche i mercati nuovi ne abbiamo mai preso in seria considerazione la comunicazione sia interna che esterna. Assistiamo impotenti a un declino dei consumi di ortofrutta quando ogni medico non fa altro che esaltarne le proprietà miracolose e funzionali.

L'unica speranza viene dal fatto che c'è tanto spazio per migliorare e che non appena saremo costretti dagli eventi correremo tutti ai remi per remare insieme verso mete condivise dimenticando per un po' le teorie fallimentari elaborate a tavolino da chi ancora vive di rendita o di finanziamenti.

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