L'ottimismo di facciata di chi è alla guida è corretto ma personalmente l'unica speranza che ho in mezzo a questi sconvolgimenti economici è quella nella propia capacità di reazione e di adattamento in base alla precoce individuazione dei pericoli e delle giuste vie d'uscita. C'è anche l'altra considerazione ricordata pochi giorni fa dall'acuto editorialista Antonio Felice sulla sua rivista Greenmed, quella che ogni situazione negativa contiene anche elementi positivi da riconoscere e sfruttare per uscire alla fine rafforzati dalla tempesta.
Il resto della scena sarà dominato per i prossimi mesi e forse anche anni da un'offerta statica se non in crescita opposta a una domanda in drammatico calo. Dobbiamo guardare in faccia alla vera sostanza del problema che è quella che anche cali di consumo di pochi punti di percentuali significano crolli di prezzi di almeno il doppio della cifra di partenza.
Abbiamo notato la conferma di questa costante anche nella recente crisi della frutta estiva quando una coincidenza di sovvraproduzioni in tante zone di produzione europee ha prodotto per due anni di seguito un calo del 20 percento dei ricavi (2005-2006) contro un'aumento dell'offerta di al massimo il 10 %.
Quanto tempo ci vorrà per riequilibrare il tutto? Quali gli strumenti esistenti da manovrare e quali da inventare ex novo?