Chi sperava, come noi tutti, che i prodotti alimentari possano come al solito essere risparmiati da una crisi economica si è sbagliato. Tutti i supermercati (tranne i discouters) informano che i consumi sono calati. Il Presidente di COOP Nord, una realtà che vende prevalentemente prodotti alimentari, ha affermato pubblicamente in un convegno di pochi giorni fa che in Ottobre hanno subito un calo del fatturato di oltre il 20 %.
Una parte di questo calo è ascrivibile al calo dei prezzi, una altro alla maggior attenzione della gente a non portare a casa frutta che poi marcisce prima di essere consumata, ma la maggior parte del calo è generata dal generale clima alarmistico e pessimistico che si è difuso da quando, dopo l'estate, i primi grossi fallimenti terremoto si sono prodotti (vedi Lehman Bros) e le borse hanno iniziato una discesa spaventosa. Anche nelle nostre zone diverse fabbriche hanno già messo in cassa integrazione parte del personale oppure chiudono la produzione per qualche settimana e questo aiuta a difondere timori di ogni genere.
Questi timori precedono il vero colasso dell'economia reale che si produrra solo nel 2009. Troppi saranno i disoccupati e troppo lenta sarà la reazione dei consumatori e della domanda in genere alle sollecitazioni che tutti i governi hanno messo in atto e dovranno ancora mettere in atto (con iniezioni di capitali attraverso aiuti e salvataggi alle banche, alle assicurazioni, alle famiglie povere, alle imprese in difficoltà ed il finanziamento straordinario di opere pubbliche).
Il 4 novembre è stato eletto nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha avuto il benvenuto incondizionato di tutto il mondo occidentale e non solo. Dopo Bush dovrebbe essere facile fare meglio. Ma anche lui combatte con le solite armi: addirittura salvando le fabbriche di automobili General Motors ecc. dalla chiusura. Io però ricordo che la Gran Bretagna ha assistito all'estinzione della propria industria automobilistica senza muovere un dito e gli anni dopo hanno visto un boom continuo di tante altre attività, sopratutto quelle finanziarie. E' per questo che adesso proprio quel paese soffre più di altri e la Sterlina, per la prima volta negli ultimi decenni, declina significativamente da settimane.
Vedo segnali positivi nel settore ortofrutticolo italiano che ha passato due annate positive dopo la disastrosa stagione 2004-2005. Tanti rimedi sono già stati necessari in quel momento e non ci avviamo verso questo 2009 con le tasche vuote. Ma sarà dura perchè nonostante la globalizzazione crescente anche delle esportazioni italiane non c'è su questa terra un mercato che si salvi. Anche l'ultima isola felice per noi, la Russia, sta riducendo i programmi prenatalizi giorno dopo giorno. Anche in quel paese la cirsi si fa sentire. Sopratutto in seguito al crollo del prezzo del petrolio che dai 150 dollari di pochi mesi fa è ormai arrivato su basi poco superiori ai 50 dollari al barile il che significa, dicono loro, perdere 20 dollari ogni unità.